Harakiri senza terra

Eppur bisogna scrivere pure dei documentari, numerosi, visti in quarantena. Seguendo la cadenzata proposta di CinemAmbiente, saltello dal'unno all'antro. Qualcosa di molto interessante, qualcosa meno. A metà strada sta "Con i piedi per terra", del 2016, di Andrea Pierdicca e Nicolò Vivarelli. Storie di agricoltura sostenibile, sul serio, avulsa dai ritmi del capitale, quindi in armonia con la vita. Basso profilo, per un documentario rustico che richiama, giustamente, a una rapida decrescita, all'abbandono dell'assillante logica di sfruttamento e profitto.
Non ci vuole molto a capire che "coltivare in modo non sano, senza terra" equivalga ad un poco eroico harakiri. Ma è doveroso ribadirlo, ogni volta che si può, soprattutto toccando le giuste corde. Da un lato quelle economiche (produttive in primis), che hanno spinto e spingono molti a incentivare o accettare l'uccisione della terra sui cui lavorano, nonché il resto della popolazione (la moda, leggi nuova malattia, del glutine); dall'altro quelle sociali, con la privazione di terreni ad agricoltori da generazioni e la conseguente perdita di conoscenza in materia agroalimentare, per dirne una manciata. Il film si affida alle atmosfere degli incontri, che riescono molto più dei dati scientifici: anticipo istintivamente "la morte" che il contadino annusa sui concimi industriali (dai biologicissimi consorzi). E un po' capisco. Compaiono volti noti, Vito e La Cantadina (che in effetti "ha spaccato"). "Giudizi morali, questioni etiche" inesistenti, se in gioco sono sempre e soli gli interessi economici. W La Green Olanda!
I progetti di questi contadini e allevatori, "Genuino Clandestino", "SemInterrati" paiono prendere piede, magari saliscenderanno e così via, come altri. Niente sarà perso, anzi; ché queste visioni diverse seminano, sedimentano, 'sta pianta dura a veder la luce, di certo più sana, che si chiama libertà.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento