Ma sì, intendevo record da quarantenati, un podio di questi tre mesi: dovrei riuscire. Tra i tanti documentari proposti da Cinemambiente e visti dal 'Rofum, purtroppo pure alcuni inutili. Di quelli che dici "zio fa ho perso l'occasione per un film". Come questo. Partendo dal concetto nuovo-ma-non-troppo del "profugo climatico", il lavoro degli italiani Elena Brunello, Paolo Caselli e Francesco Ferri si perde nei meandri di un ecologismo minimo per tutti. "The climate limbo", spolvera in quaranta minuti i problemi ambientali e le loro ripercussioni sugli sfruttati del mondo. Dimenticando che questi lo resterebbero comunque, pure in un eden incontaminato, senza un'analisi socio-economica, una posizione radicale e autonoma che sorpassi il volo delle api in estinzione.
Il taglio scolastico (elementare) non permette di scavare; rivolgendo i pochi sguardi più alle specie a rischio, che alle multinazionali (comunque accennate). Il risultato è quel primo libro di ecologia che ci scioccò alle elementari. Vi sono richiedenti asilo, come ci mostrano già i TG (per "Save the children" il problema è la siccità). Ma "stanno distruggendo la vita". Il "problema è politico e climatico". Con sorsi di retorica stretta, "record di profughi" (grazie al Lazio). Il teatrino è noto: scienziati, fisici, glaciologi, CNR, avvocati..."Si crede che i gas serra siano un male, invece proteggono etc...", siamo su questi livelli. I soliti assassini, Shell, Chevron, Agip tra le cause dei profughi climatici [Ma vi sono altri profughi, ben più diretti]. Stacco ardito olistico sull'apicoltura, perché si sa che tutto è collegato. Gli allevatori, brava gente. Il ritiro dei ghiacciai! La salinizzazione! [Come combatterle se non facendolo, organizzandosi su come farlo, inevitabilmente scontrandosi con chi è loro causa?]
Come una rapida carrellata di casini ambientali. Poi profughi legalmente: persecuzione climatica? Sento puzza di fumo negli occhi. Di distrazione. Come se un tumore si potesse curare con una parrucca. Presentazione al rallenti sul mezzo busto, tipo idoli del football, per un filmato di scarso pregio (più piccole le didascalie, cool). Con la terribile e sintomatica parentesi degli zingari e degli "africani, quella razza là, fuori dall'orto": o non hanno colto, o hanno colto, condito e servito, quando si era già al dolce.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento