Marigrade direbbe dâghe 'na botta suu (il Prof Sini no), quindi mi sbrigo. Cominciamo da ieri sera, con un altro grande ritorno. John Ford mi stupisce ancora. Con quello che, per quanto visto, ritengo un unicum nella sua filmografia, teso come non mai verso la purezza fotografica. "Sfida infernale", sottolineo del 1946, è così bello che fa dimenticare l'intreccio.
"20th Century Fox". "Oh my darling, oh my darling, oh my darling Clementine!" ("...noi ti amiamo e t'adoriamo tu sei meglio di Pelé!"), come il titolo originale, ci accoglie gioioso, promettendo, però, amore a caro prezzo. "Monument" e mandrie, tac. Le "sue". Arizona, 1882. "Pare tutto tranquillo", direbbe qualcuno. Un primo scambio amichevole accoglie il mandriano del Texas, ex-sceriffo, che sogna la California. Sincero razzista, giustiziere personale, boia dalle parole di miele e dalla faccia di...Henry Fonda (s'emoziona al braccetto!). Dall'ironia di Mattarella. Non che vi sia da ridere, in questo western-noir cupo, con folate gangster, personaggi irruenti e crudeli. Malinconici, buffi, truffaldini, ingenui. Spietati (sentite la paternale del buon Clanton, mitico Walter Brennan). Lungi dal vedervi uno dei "più affascinanti e umani di Ford", anzi, vi ipocrisia e ambiguità (valori "civili", certo). Sormontato il Fonda dalla stazza ossessiva di Victor Mature. Dalla complessità della sua figura corrosa. Irrompe il suo Doc Holliday, a Tombstone (rieccola, già passata alle cronache per). Doc rompe il passo, spazza la scena, frantuma lo schermo.
Nitidamente, manca il confronto sul piano narrativo, coi suoi "eterni" (l'obliqua carovana rossa del 1939, in primis). Su quello visivo, con la costruzione dell'immagine cesellata quanto efficace, s'impone. La chiacchierata col Prof. ci trova concordi, qualcosa spicca davvero.
Regia spaventosamente disinvolta e matura (dimenticando l'esperienza dell'allora cinquantaduenne prolifico autore). Gli squarci di vita cari all'autore. Il teatro con lo spettacolo rinviato (causa scomparsa dell'attore). Saloon ampi e fumosi, frammenti noir, come scritto. Fotografia impeccabile, geometrica e calda assieme (Joseph McDonald). Non dimentico della Monument Valley, ma certo distratto. Concentrato com'è nell'affrescare con eleganza e poesia il rude scontro. Meraviglioso esercizio, tra dissolvenze barocche e calibro 22 nella schiena, perla nera nell'opera del regista del Maine.
Quello di John, l'unico Fordismo.
(depa)
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