L'altra della sbirraglia

E' un "vairus". Sapete. Ossessivo compulsivo, il Cinerofum. Pandemia Abbas Kiarostami, ma nel quartiere non si parla d'altro. Documentario? E sia! Che ricordare le scorie di una sfavillante civiltà fa sempre bene. "A.B.C Africa", del 2001, potrebbe trattare solo di giovanissimi orfani ugandesi, in realtà, soprattutto delle nostre responsabilità.
Uganda, 2002. Guerra, quindi AIDS (e malaria). "Outgoing fax", Abbas va in Africa. Tra progetti finanziati dai soliti noti (i medesimi che causano quegli stermini), vi sono l'IFAD, aiuti ai bisognosi, l'UWESO, donne ugandesi a sostegno degli orfani. Buone intenzioni, anch'esse sfruttate. Assistenzialismo ialuronico. "Risultati ridotti" (ma va?). Due milioni di orfani.
Eccoci a Kampala. Poi Masaka. Kiarostami, con occhio lucido, mai freddo, ci ricorda dell'Africa di oggi. Cui nessuna associazione di volontariato o di adozioni potrà mai ridare la libera dignità. Ma, anzi, proprio quella musica, quel gioco, che noi non riusciamo più a concepire senza una transazione economica, sia pur minima. Non è l'incapacità di fare buona economia (che non esiste), né la mancanza di un conto in banca ad aver sterminato i popoli africani. Semmai proprio questi. O siamo così idioti da credere che i "Life guard moments" siano la soluzione. Il tema è intavolato. Non è la "cultura del risparmio" che conduce alla comune solidarietà. "Nile lager"...uhm.
Il gioco e la musica, non-d'azzardo e non-commerciale, ultimi luoghi liberi (già braccati). Medico e insegnante austriaci per adottare: documentazione, pratiche, tribunali, coi giudici. "Tutto andrà bene". Assistenzialismo ayurvedico. Su tutto, il demone della religione cristiana. Con la Chiesa che dai cartelloni vieta contraccettivi, dai calendari, per interposto Woitijla, invoca "Stay vergin!". Fossero solo "ridotti": morti, cadaveri d'infanti avvolti in coperte, chiusi in cartoni, su biciclette come carri funebri, due altri orfani, silenti poco distanti, come corteo. L'altra faccia della sbirraglia.
Dopotutto, un'altra disfatta umana, affrescata nuovamente con elegante raziocinio dal regista (al di là del suo specifico: critica fu?). Il buio. L'adattamento dell'uomo ad esso.
La m.d.p. volteggia tra sciami di bambini balzanti, ragazzi nei pensieri (attori mancati), attempati ottimisti e anziane ferite. Un tamburo, sempre nell'aria. Silenzio. E' arrivata la tempesta.
Se "al Libraccio non hanno nemmeno Kiarostami in vetrina..." ("ma io non so!"), non ci preoccupiamo. Con calma, sappiamo fare da noi.
(depa)

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