E' ripassato Clint Eastwood. Sapete, fiducioso in uno scambio rapido, che non fiacchi, lo lascio entrare. Andata bene. "Debito di sangue" (t.o. "Blood Work"), thriller poliziesco del 2002, con tutti i crismi, snocciola agevole volentieri l'intreccio che t'aspetti. Ciò che Clint sa e dovrebbe fare.
Dall'omonimo romanzo di Michal Connelly (Filadelfia 1956), "Warner Bros" e la "Malpaso Productions" del regista. Che interpreta Terry McCaleb, inutile dirlo, tipo da prima pagina. Lui. Pensavo fosse un genio, invece era vecchio. Clint Eroe ha principi che porta avanti sino alla morte (di uno dei due). "Giocare con la propria vita". Una riuscita e originale sequenza da incubo in negativo, parla d'un Eastwood ispirato. Vedi Molotov, "sovversivo russo" dai nervi saldi, e dici è Lui. Ma c'è solo un Lui, ed è Clint.
Lui, in questo, odia tagliare l'erba, ma ha una grande spalla: "Buddy" Jasper-Jeff Daniels ("E' vero, in effetti"). "L'eterna lotta tra Bene e Male". Non spaventatevi. "Non basta un cuore per essere vivo". Relax. Indagine emo e crono metrica, sul filo di gruppo e secondo.
"Sono triste, Terry!" (non lo pagherà mai). "In sintonia", bello.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento