Bello di colpo

Hai detto Melville? Bon, dans la "Valéry", un raid de Jean-Pierre! E che incursione! I polizieschi perfetti, "d'una volta" non causa tempaccio, come "I senza nome" (t.o. "Le cercle rouge", dall'epigrafe orientaleggiante; ma, stavolta, anche "i nostri" c'hanno azzeccato). In esso tutto torna, anche la Falce.
"Buddha prese un pezzo di gesso rosso"...Alain Delon, Gian Maria Volonté, Yves Montand. Henri Decaë alla fotografia che non lascerà la retina. Magici escamotage da Sir Alfred. Che fuga dal wagon-lit del train bleu! Volonté, scappa! Delon esce dall'ascensore, sovrastato dai piani, suona, attende e finisce nello spioncino. Girato con divina naturalezza, un fitto intreccio jazz. Salti autoriali, la vicenda c'est une ronde tra celle, libertà e morte. Il destino esce di galera e ricomincia il giro. Il caso è un semaforo in tilt.
Alfine, il fastidioso ronzio del sistema di sicurezza tace (disattivato). La musica gioca, seria e boccacce, in questa preziosa produzione italo-francese, che ha la lotta del western. Il ritmo è quello di Volonté braccato. "Solo un immigrato", italiano, che tocca e gesticola. Un francese, diabolico quanto il suo fascino senza prede. Un cecchino coi suoi tremendi "Mostri dell'Armadio", dà il polso della Probabilità (mentre le tappezzerie di Melville sono pettegole). [Dopo aver sentito che Amazon emetterà 0 tra vent'anni, impegnandosi, quindi, ad avvelenarci entro il 2040, e che ci vuole un collutorio per "l'alito sotto la mascherina"...] Il bello e il brutto del Colpo. Tutti intrappolati (ammazzati) da un'"impressione buona". Brutto, finita male, ma benissimo, capito no? Ve lo spiega Melville.
"Settima" rigorosa e scattante, sublimata in regia di classe, interpreti di primordine. Nettare cinematografico (con omegasden). L'immagine, da sé, chiama racconto. Lo spettatore si fonde nelle pagine vive di un poliziesco ammaliante.
Capolavoro.
(depa)

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