Parenti Ferventi

Era ancora il 2020 quando vidi "Il figlio di Django", del 1967, scritto e diretto da Osvaldo Civirani (1917-2008). Il regista romano, fotografata qualche esperienza tra i grandi, non volle frequentarli. Il risultato si vede. Ad ogni modo, a Topeka c'è tutta la combriccola dei "Django & Friends". 
"Oggi sei stato bravo, ragazzo" dice un prete. "La Titanus presenta" le ultime ore di Django (ucciso a tradimento come Jesse). Il compositore fiorentino Piero Umiliani alle musiche e il regista Demofilo Fidani alla scenografia. Civirani anche a fotografia e produzione. Guy Madison, lui è il prete, e Gabriele Tinti, lui i figlio, formano una coppia di bronzo. Ancora un Donovan...
Ditemi voi se ci capite qualcosa. Insomma, il figlio è sballottato. Logan se sente Thompson, vede rosso. Carrellate dolorose, inquadrature di morte. L'ultimo cowboy, nella lotta senza quartiere. Ruvido. Si canta, si mostrano le gambe, ma siamo scheletri nella l(oc)anda. "Sono il figlio di Django, ti dice qualcosa?". Solo uno, tra tanti altri casi. Western di vendetta, tanto pe' cangia', pure con scelte registiche opinabili (ma che critica è?), condensate nella penultima sequenza del regolamento di conti nel saloon. Pellicola cattolica, quella del regista romano, con conseguente e colpevole decrescendo.
(depa)

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