Memento terroris

Avanti con Mario Bava. "I tre volti della paura" (t.i. "Black Sabbath", da cui...), del 1963, è un volumetto letterario di celluloide, contenente tre racconti sul sentimento che blocca i muscoli e squassa i nervi. L'attacco può arrivare da ogni parte, anche quella che non è reale.
"Una esclusività GALATEA S.p.A." Oehh! Da "Checkov, Tolstoi e Maupassant". Oehh! Che poi, uno non si sa bene quale sia; il secondo pare un cugino, Aleksej Konstantinovič; e l'altro, se esiste, non è nemmeno francese. Oehh! Tutto è mistero nelle sceneggiature di Marcello Tondato ("collaborazione di Alberto Bevilacqua e M. B."). Boris Karloff ci invita ad avvicinarci, tra gli spiriti che vanno al cinema. Ecco le facce del fantastico prisma del terrore. 1. Il telefono. Dove il montaggio è maestro (il napoletano Mario Serandrei, 1907-1966, la scuola: andate a vedere cosa fece, solo quell'anno), tra i contrasti provocanti. L'orrore dell'"Io ti ucciderò", sinuoso sui primissimi piani di Paura. 2. I Wurdulak. Ecco nuovamente Massimo Righi, tra i vampiri che, a mezzanotte, perlustrano il palazzo. Paura donna, paura bambino. Oh, mio dio, "Mamma, mamma, fammi entrare! Ho freddo!". Tutti amano Zdenka (la conturbante polese classe 1940, Susy Andersen, ovvero Maria Antonietta Golgi). [Episodio contro la promiscuità dei villaggi montani]. 3. La goccia d'acqua. Le luci di Bava (non solo Rosso Corman). Il senso di colpa è un gocciolio che buca le ossa. Terrore gialloverde, fucsia, nella fotografia del sanremese e il fido Ubaldo Terzano ("Technicolor (R)"). Magico finale, sulla macchina degli incubi di Bava.
Altra storica meraviglia.
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento