Alba truffata

Non siamo smarriti. Tranquilli. Il segugio Cinerofum setaccia la zona. Toh, Ingmar Bergman. "UUhh mimì scigniù!", con cosa s'è presentato, il regista di Uppsala maestro del cinema al femminile. "Monica e il desiderio" (t.o. "Un'estate con Monica"), del 1953, è gioia braccata, passione incompresa. Felicità andata e ritorno. In città, papà Dolore t'aspetta.
Una 'S' e una 'F', intrecciate. E..."visor"! Che coppia, Monica e Harry. Fresca come una primavera. La noia e i sogni e i baci e le umiliazioni. Sprazzi di magico cortile nell'indimenticabile, tra i suoi migliori, tocco del regista. Di vite murate. Una ragazza spigliata, l'uomo si spaventa. Tenerezza pronta a farsi male ("Sono malvagi...andiamo via Harry!"). Ponti e nuovi amanti, oltre i canali della libertà, alle isole dei glutei nudi. Lei è un fiocco di neve scura. Si scioglie agli scogli. Magiche dissolvenze, gli amori della foresta canticchiano, lontani da officina e magazzino. Capolavoro che pulsa vivo. "Tutto andrà bene, solo tu ed io". "Scioglievolezza" nel montaggio. Le avversità, uniti "tutto si sistemerà".
"Non voglio, non voglio!". La minacciosa città, Harry, un fischiettio che pungola, non farti fregare! Ah, essere padre...Qualcosa non va, una sigaretta, una zia: l'occhio in camera, beffardo e sgomento. LO AMO! Un'altra urbana, terribile e meravigliosa, Aurora. La gioia durerà una gita. La brezza un'estate. Fuga finita. "La città è un gran cosa". Disperata, "in fondo non m'importa niente". Monica, anche lei, se ne va.
Non chiederò perché Rayplai conceda, a pagamento, solo questo, stupendo, di Bergman. Dirò grazie, e bon.
(depa)

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