Lune e fucili

Torna il cinema bhutanese. Due anni dopo l'esordio che ci convinse, il regista Pawo Choyning Dorji si è cimentato in un'altra commedia delicata, ironica, non priva di spine che possano ferire l'orgoglio del democratico civilizzato. "C'era una volta in Bhutan" (t.o. "The monk and the gun", 2023), ancora la speranza di scamparsela.
2006. "Arrivano la televisione e internet finalmente!". "E il popolo aspetta la democrazia...". "Elezioni di prova: uguaglianza e libertà i rossi, sviluppo industriale i blu, tradizioni i gialli" (chi sorride dimentica che a Taranto, come a Cornigliano, si muore di sviluppo). Pure il Lama chiede dei fucili "per risolvere le cose", ma...Cos'ha Ronald Coleman? "Prezzo onesto" è la nuova vicinanza. Quattro lune, di tempo, per la missione. Cos'è oggi, ma anche ieri, il diritto di voto? E l'Anno del coniglio! Perché sapere la propria data di nascita?
Dallo sperduto villaggio di Ura, la fotografia nitida, un'analisi lucida. "Esistono armi in Buthan?", a parte quelle dei servi in divisa. Elezioni malattia dei maiali. Democrazia è "scannarsi per due briciole di potere". Armi in sacrificio: strumenti di morte seppelliti. Un'idea, tanto ci son le fionde. Fallo! Ahahah, sei un glande! Il falò della libertà si potrebbe allestire in quattro e quattr'otto.
(depa)

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