On-y-va a commentare l'ennesimo spunto prezioso di SimonMi, direttamente dalla culla del cinema. Parigi...Denis Lavant...è un attimo finire a "parlare" con Claire Denis (1946). Virgolette, ché la corrosiva alienazione (per fortuna, anche!) delle divise marron-beige danzerà sullo schermo senza bisogno d'alcun suono. "Beau travail" è un film sul disastro umano di assassini progressisti in terra straniera.
"Onore e valore", solita merda. Un "bel lavoro" proprio. Infrango l'algida e silenziosa poetica della regista parigina. Il suo è un taglio autoriale, zero musiche. La giusta costrizione per l'ambiente mefitico dei militari C'è Bruno, il comandante dei soldati. Poi c'è Alì, con le sue foglie. Il sergente Galoup, Sentain...e un 3° stronzo. Quindi una nota bassa d'insinua sotto le pieghe perfette dell'uniforme. Militarismo atalantiano. Poi il rombo, assordante, di un elicottero precipitato in mare. Eroismi (?), in "Prospettiva". Voce fuori campo e Carmina Burana: il cinefilo è fritto. 16 uomini all'unisono, avvilenti danze macabre. Sbussolati per terreni aridi, essiccati grigioverdi. "Et quand tous finis?". BAR. Corona incorona una notte senza ritmo (o solo uno, sempre lo stesso). Il connazionale Cogitore riprenderà il ballo come fuga nel nulla. Come leggete, le insistenti "ellissi narrative" non privano la visione di coinvolgimento, anzi. Buuu! Forestier di sta cippa! Ammazzati Galoup! E pure te, Sentain!
Grande Cinema sgomento che pensavo scappato dall'apatica Europa per ammutolirsi, immobile, sotto scrosci equatoriali. Altri Denis, altri Lavant!
Grande Cinema sgomento che pensavo scappato dall'apatica Europa per ammutolirsi, immobile, sotto scrosci equatoriali. Altri Denis, altri Lavant!
(depa)
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