Sere fa, sono infine riuscito a sbloccare quegli "Michael Haneke" frenati a più riprese da Elena. Peccato, ché i film del regista austriaco hanno il dono dell'incisività, questioni fondanti poste tramite l'uso elegante del mezzo cinematografico. "Niente da nascondere", del 2000. Il razzismo è una nano-particella invisibile ad uomo nudo.
In silenzio. Un incrocio ("Rue de iris"). Il mistero del video non innervosisce solo la moglie. Con due interpreti come i francesi Daniel Auteuil e Juliette Binoche, ogni gesto è da gustare. Un secondo ammiratore!...e ad alterarsi è lui. Pure gli incubi ci si mettono! Un sospetto!! Sensi di colpa passati, bugie attuali. A Parigi, 200 algerini ammazzati nella Senna dalla polizia (17 ottobre 1961). Il non-sentirsi responsabile assurto a virtù. Tradimenti e gelosie (Contini a Nassiria: "attitudini, atteggiamenti, regole d'ingaggio omogenizzate"). Ci sono i "liberi", poi i "trattenuti" e/o "rinchiusi". Film sulle conseguenze (fatali), sulle coscienze impermeabili. Dopotutto, un piccolo e innocente esercizio di potere. Chiusura elegante e speranzosa, per come l'ho interpretata io!, nella capacità dei più giovani di parlarsi ancora.
Mille son le vérités "Caché" del titolo originale di questo "racconto moralista" su colpevolezza e, quindi, accettazione o rimozione del senso di colpa. Sulle microfratture della coppia borghese, anch'esse da travisare. Sulle distanze. Perché se è vero che il gesto di predominio infantile, di per sé sintomo di uno squilibrio sociale, prima che culturale, altrettanto evidente è lo sprezzo che accompagna gesti e smorfie di un bourgeois francese bianco.
Frattanto Elena l'ha recuperato e, con l'aiutino del regista nell'Extra, compreso e apprezzato. Mi sa che passeremo altro tempo col regista di Monaco di Baviera.
(depa)
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