Se c'è una cosa che ci è dolce, è naufragare in questo cinema. Per Denis Lavant! Per Leos Carax! (cantavano quei due verso l'"America"!). Per rivedere il primo, per conoscere il secondo. Grazie ai ragazzx del "Cortocircuito", all'interno della rassegna "InCorpoRea", abbiamo potuto coprirci del surrealismo materico, folle di dolore, di "Holy motors". Scritto e diretto nel 2012 dal regista parigino Carax (1960).
BEI PADRI
Infine scoprimmo anche noi in Michael Haneke un narratore critico formidabile. La sua quarta pellicola passante per il 'Rofum rivela una gustosa varietà di ambientazioni e impostazioni. I capisaldi tematici, certi: senso di colpa, colpevolezza. Responsabilità. Tra le gerarchie del patriarcato scientifico, le comunità non sono più capaci.
Via danzanti
Il film "I misteri del bar Etoile", nelle sale in questi giorni, ha fatto accomodare al Cinerofum una buffa coppia d'autori. Fiona Gordon e Dominique Abel, per i cinefili "Abe & Gordon". Australiana (e/o canadese?!) classe 1957 la prima, belga classe 1962 il secondo, compagni di vita e sul set. Scopriamo questi visionari e sensibili artisti, che hanno trovato il loro angolino riparato: tra la poetica e coreografica comicità di Tati e gli accorati pastelli sociali di Kaurismaki.
Domino Dominio
Sere fa, sono infine riuscito a sbloccare quegli "Michael Haneke" frenati a più riprese da Elena. Peccato, ché i film del regista austriaco hanno il dono dell'incisività, questioni fondanti poste tramite l'uso elegante del mezzo cinematografico. "Niente da nascondere", del 2000. Il razzismo è una nano-particella invisibile ad uomo nudo.
Lune e fucili
Torna il cinema bhutanese. Due anni dopo l'esordio che ci convinse, il regista Pawo Choyning Dorji si è cimentato in un'altra commedia delicata, ironica, non priva di spine che possano ferire l'orgoglio del democratico civilizzato. "C'era una volta in Bhutan" (t.o. "The monk and the gun", 2023), ancora la speranza di scamparsela.
Peggior Pianeta Possibile
A rimuovere ogni dubbio sulla traiettoria artistica di Brian De Palma, nel 2000, ci pensò lui stesso. In "Missione su Marte" ogni velleità insegue sensibilità ormai svanite. Risultato: una storia inutile, goffa, con gli interpreti, di conseguenza, per nulla ispirati. La critica cinematografica Elena, in sala Negri, chiosa con eleganza: "Ciofeca".
Cucina ciminese
Al "Sivori", questo mese, dal "DIRAAS" (?) dell'Università di Genova è stata organizzata la rassegna "Dal Noir al Neo-Noir". Tutti visti, tranne il terzo appuntamento: "L'anno del dragone", 1985, fu il quarto lungometraggio di Michael Cimino (1939-2016). Dal romanzo omonimo dello scrittore ex sbirro newyorkese, classe 1930, Robert Daley, uno sfoggio di stile timoroso, ancorché truce. Dopo l'impatto contro l'ingresso del paradiso, sembrava bastare un'atmosfera ben impiantata. Pareva, appunto.
Povero Cecchinoooo
Il mese scorso, al "Grimaldello" di via della Maddalena, una "piccola rassegna cinematografica" sulla "GUERRA: chi la vuole, chi la fa, chi la subisce". Perso il primo appuntamento, non mi sono lasciato sfuggire il seguente con Clint Eastwood e il suo cinema d'eroismi, conditi da elementari, e tardive, riflessioni. "American Sniper", del 2014, è il titolo che celebra il cecchino americano, soldato premuroso con qualche inevitabile turba. Merda.
Forse falso?
Mesi fa, ormai, ci indirizzammo con piccolo gruppetto verso un film dalla Mongolia, per la prima volta giunta a "Cannes". Buona scelta, che l'esordio della regista di Ulan Bator, Pürėvdaš Zolžargal, classe 1990, mostra tecnica e sensibilità promettenti: "Se solo fossi un orso", (t.o. "If I only could hibernate", 2023).
Ad uso e abuso
Frattanto altri DVD sono piombati in sala Negri. Grazie a uno di questi, il biancoEnero di Jean-Luc Godard si è posato sulla donna oggetto, à prendre per l'uomo, che non deve far altro che sborsare. Del 1962, "Vivre sa vie" (t.i. "Questa è la mia vita"), quarto lungometraggio del parigino, inquadra l'angosciante disperazione negli occhi di una donna. Lo studio della sua situazione deve affrontare la Prostituzione.
Residuati umani
Sabato scorso, piuttosto che per star lì a, mi sono fiondato all'"Ariston" per Roberto Minervini. Il regista di Fermo, che ci colpì coi suoi rigorosi quanto impietosi schizzi sociali, è tornato nelle sale per una nuova impellente urgenza: aggiungere la sua voce contro l'assurdo della guerra. Nessun grido, anzi, una severa e compita litania che accompagnerà "I dannati", omuncoli in divisa, troppo piccoli per pensar grande.
Serrature & Pizzicotti
Pasquetta solitaria, il canale "Iris" presentava, all'interno del ciclo "Europa Europa", un film di Paul Schrader. Sapete quanto il 'Rofum rispetti il regista di Grand Rapids. Pronto a tutto, anche a "Cortesie per gli ospiti", del 1990, con la masticazione del testo allucinatorio di Harold Pinter che lascia con la fame filmica.
Cowboy Jouer
Tra il "film tipici dell'"iperrealismo" di molti western revisionisti degli anni '70", sta proprio "Fango, sudore e polvere da sparo" (1972, t.o. "The Culpepper Cattle Company"), scritto e diretto da Dick Richards. Il regista, produttore e fotografo newyorkese, classe 1936, una manciata o poco più di "direzioni", esordì con buon cipiglio, coadiuvato da attori gregari infallibili.
Legionario meschino
On-y-va a commentare l'ennesimo spunto prezioso di SimonMi, direttamente dalla culla del cinema. Parigi...Denis Lavant...è un attimo finire a "parlare" con Claire Denis (1946). Virgolette, ché la corrosiva alienazione (per fortuna, anche!) delle divise marron-beige danzerà sullo schermo senza bisogno d'alcun suono. "Beau travail" è un film sul disastro umano di assassini progressisti in terra straniera.
Trasloco all'Ovest
Passeggiando per il Missouri ho incontrato Andrew McLaglen per la terza volta. Il regista inglese teneva con sé "La via del West": pellicola western del 1967, appartenente al capitolo dei pionieri, tra i quali veri e propri capitani ACAB ossessionati dal proprio bianco Oregon. Buona avventura, sorretta e tirata da interpreti esperti.
Quarzi di sterminio
Il Cinerofum ricorda proposte e suggerimenti. Perciò, quando abbiam letto "La memoria dell'acqua", di Patricio Guzmán, al "Sivori", è stato automatico. Andare al cinema. Buona idea, ché la nostalgica poesia cosmica del regista di Santiago del Cile, classe 1941, è un toccasana per concezioni e ritmi differenti.
L'acqua conserva il ricordo della vita di ieri, della morte di oggi.
L'acqua conserva il ricordo della vita di ieri, della morte di oggi.
Caduta da lavoro
Con la pellicola "Il meraviglioso paese", del 1959, di Robert Parrish, rincontriamo al Cinerofum l'attore bambino, produttore, montatore da Oscar e regista di Columbus (Georgia, USA). Dentro al cinema, da scafato operatore ben dirigeva interpreti e tecnici, come in questo apprezzabile e avventuroso western.
Track locked
Ron Howard. Tocca passare anche dalle storie del regista di Duncan, narrate come piace a molti. Entusiasti. Il 'Rofum non è tra questi. Basti vedere le reazioni alla visione di "Ransom", del 1996 (s.i. "Il riscatto"). La classe media bianca reclama la propria sicurezza. Se la prenderà da sé, da "buona americana".
Western subjects
Come già visto, un'altra immensa firma cinematografica a scrivere Western. Raoul Walsh. Il regista newyorkese, nel 1953, diresse "Duello all'ultimo sangue" (t.o. "Gun Fury", conosciuto anche come "Il suo onore gridava vendetta"), portando a casa il risultato non certo rivoluzionando gli schemi del genere, né la squadra di attori vincenti. Ma senza alcuna distrazione.
Fuori di guerra
Finalmente ce l'abbiamo fatta. L'ultimo appuntamento dell'oscura rassegna "Ombre elettriche", "proiezioni all'Antro" di Piazza Cattaneo, che nei sabato sera degli ultimi mesi proponeva proiezioni davvero intriganti, ha previsto "Ni le ciel, ni la terre", del 2015. Esordio alla regia di Clément Cogitore, artista visivo francese classe 1983, è un buon film psycho-bellico: paranormale è la guerra, con la sua grammatica idiota, incomprensibile per chi è fuori da logiche di morte.
Preghiera volontaria
Che faccio? Vado a recuperare quel malese nelle sale. Il film s'intitola "Abang e Adik" (s.i. "Come fratelli", 2023), scritto e diretto dal malese, già produttore, Jin Ong (classe 1975). Non sono stato il solo: prima sorpresa, davanti all'"Ariston" facce note per compagnia. Qualcuno fa notare che "Tristezza, radical chic al cinema...", dico che non si dovrebbe piangere, ma sbagliavo: questo "drammatico" dalla buona e ovvia fotografia, sbatte senza remore sull'asticella "strappalacrime" (difatti qualcuno...), inondando caratterizzazione dei personaggi e prove degli interpreti.
Sino alla morte
Leggendo il nome di J. Lee Thompson uno potrebbe far finta di nulla. Ma le pellicole di questo statunitense, per la terza volta sul 'Rofum e spesso escluso dalle bibliografie, sprigionano la determinazione di un autore creativo e attento all'intrattenimento. "L'oro di Mackenna", del 1969, è una di queste. Western da caccia al tesoro con cast assortito, un mistero di spiriti e brame distruttivi. Bello.
Superesse
Il mese scorso per le sale era l'ultimo di film di Robert Guédiguian. Il regista marsigliese del '68 sprecato, si conferma maestro nell'allestire storie che sollevino cuore e quesiti. Da una tragedia, la forza necessaria e giusta messa in atto da oppressi e sfruttati. Ironico, delicato, profondo, "E la festa continua!" può emozionare da pelle d'oca, coi silenzi di Ariane Ascaride e le parole di Charles Aznavour. Solida scuola francese.
Rizz'ammoscia
Altro autore che non molliamo è Paul Thomas Anderson. Ormai penultime generazioni: pagina 628 della Bibbia, classe '70 a sinistra di Nolan. "Erede riconosciuto dello stile di Altman", cast corali e m.d.p. acrobatica, il californiano al secondo lungometraggio, "Boogie nights", del 1997, si posizionò saldamente sulla sua cifra: raccontare, con sfoggio di obiettivi e lenti, di un lavapiatti con un dono grosso, ma grosso, grosso, è l'occasione per riaffrescare i ricordi.
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