Tempo merce avariata

"Ladri di tempo - Il tuo tempo è il loro business" (2018), di Cosima Dannoritzer, tedesca di Dortmund del 1965, con un lungo panegirico ci spiega una cosa che dovrebbe essere chiara: pensiamo di avere più tempo per noi, invece lo stiamo perdendo, regalandolo a chi poi ce lo rivende. Come definirici...felici idioti?
(depa)

La plastica è in Voi!

Pensate un po', ora scrivo due righe (tre) sul primo documentario presentato da Cinemambiente, sopperendo online al rinvio del Festival. Appartenente alla mia categoria degli "interessanti", il documentario francese "Oceani, il mistero della plastica scomparsa" (t.o. "Océans, le Mystère plastique"), realizzato da Vincent Perazio nel 2016, conduce un interessante indagine, alla ricerca della plastica perduta. Tranquilli, non è scomparsa, è ben al sicuro: dentro di noi.

Fottuti, ma da anni

Proseguiamo lungo la buona strada dei documentari che hanno qualcosa da dire. In sala Valéry, Elena ed io ad ascoltare. "Last call", del 2013, del veneziano classe 1968 Enrico Cerasuolo, dà la voce a chi da più di cinquant'anni ripete un concetto semplice quanto doveroso: il limiti della crescita non sono superabili, anzi. Ignorarlo minaccia la stessa vita su questo pianeta. Con buonissima pace dei genitori premurosi.

Voilà le progrès

Tornando ai documentari proposti da Cinemambiente in piena quarantena. Se si potessero dividere in tre categorie: gli interessanti, gli inutili (o peggio) e quelli fondamentali, poiché essenziali per i contenuti espressi, "Breakpoint - Una contro-storia del progresso" (t.o. "L'homme à mangé la Terre") apparterrebbe a quest'ultima. Realizzato dal francese Jean-Robert Viallet, visto il sette maggio in sala Valéry, ha condotto Elena e me nei turpi meandri dell'attuale società capitalistica. Progresso a parole, devastazione ambientale e sociale nei fatti. Congratulations.
(depa)

Missiva records

Sulle tracce del DVD monografico di "Santa Brigida", dedicato a David Jones, autore teatrale con un pugno di film archiviati, mi imbatto nel terzo lungometraggio del regista inglese: "84 Charing Cross Road", del 1987. Tremendo esercizio, tutto da evitare, sempre che non vi allettino gli audiolibri Harmony. Voce fuori campo perenne, un'ossessione chiamata Anne Bancroft (1931-2005), moglie del produttore esecutivo Mel Brooks.

Il cinema e la luna

Il Cinerofum alfine giunse a "La voce della luna" di Federico Fellini. Con rispetto ha guardato a quella sua ultima opera testamentaria del 1990, attendendo il momento. La quarantena concede tempo e stacco per godersi questa introspezione esistenziale. Con la Gigia accucciata accanto a me, la  voce è ancor più meavigliosa.

Fame di stelle

Ancora Alberto Sordi alla regia. In sala Valéry, questa volta c'è anche Elena a godersi il buon mestiere dell'attore e autore romano. Quinta opera, del 1973, "Polvere di stelle" s'inserisce nella migliore scuola del cinema nostrano. Delicato racconto di piccoli uomini dai grandi sogni, di un amore sincero, di una gioia scalpitante, di una tenerezza che, più di tante parole, parla di un'Italia fottuta (fame). E del doloroso inganno del tempo.

Storia d'un mercante di morte

Centenario della nascita di Alberto Sordi. Sulle reti televisive si dà spazio anche all'autore. "Finché c'è guerra c'è speranza", del 1974, è il sesto film del grande artista romano. Titolo provocatorio che dice già molto, per una pellicola antimilitarista che, dati gli introiti sempre crescenti per produttori e trafficanti di armi (in Italia: Finmeccanica, Leonardo, Oto Melara, Augusta e tanti altri), risulta ancor più attuale. Il grido "Africa!" è oramai impregnato di lacrime e sangue.

Vuoto da negroni

La stessa mattinata trascorsa con lo scapolo pietrangeli-sordiano, offrì un'altra occasione per incontrare, nel centenario della sua nascita, Federico Fellini. Impossibile lasciarsela sfuggire. Bravo 'Rofum. Ché perdersi "Il bidone", del 1955, sarebbe reato. Ché vedere "Il bidone", colla sua dolorosa storia di piccoli uomini, è gioia per cinefili.

Parlamenaristi

Scusate, scusate. Ma recupero, recupero. Vi ricordate i documentari di "Cinemambiente"? Debbo scrivere ancora di qualcuno. Una delle proposte di aprile fu "Aktivisti", lavoro del 2017, realizzato da Petteri Saario. Lavoro inutile se non dannoso, poiché oltre a non dire nulla di nuovo, ne dice di sbagliate. E illudere le masse sugli impegni d'un qualunque parlamento a difesa dell'ambiente... Ma Riikka Karppinen, vice dei "verdi" finlandesi, ci crede davvero.

In memory of Cheyenne

In sala Valéry è tornato John Ford, tra noi è sbocciato in quarantena. "Il grande sentiero"  (t.o. "Cheyenne autumn"), del 1964, è l'ultimo western del maestro del genere. Chiusura significativa. Si spezza il calumé, si riarmano gli Indiani d'America. Almeno della loro dignità, tradita dalle menzogne della razza bianca.

Casa consumata

Qualche notte fa, l'ho trascorsa bollente con Bernardo Bertolucci. Meglio, con Marlon Brando. Anzi, con Maria Schneider. "Ultimo tango a Parigi", del 1972, è una splendida deragliata sulla carne, carne rossa viva di trentenne Maria Schneider; meravigliosa ossessione sensuale. Fuga consumata tutta da guardare. Fuga sprecata, però, in un finale volitivo ed errabondo. 

"La noia perfetta"

E fu il ritorno. Ieri, dopo quattro mesi, il 'Rofum è tornato nelle sale, riaperte da qualche settimana. Tra resti e scarti, riparte anche "K-Cinema", l'iniziativa dedicata al cinema (sud)coreano (i giovedì: "Sivori", invece che "Ariston"). Quindi vado e nella grande Sala1 è come non fosse successo nulla. Il cinema s'è svegliato e alzato. Peccato la prima non sia buona. Perché "Castaway on the moon", scritto e diretto da Lee Hae-jun nel 2009, vorrebbe ma non fa, potrebbe ma non sa.

Tonfo bovino

Soddisfatti del recente, per noi, crescendo di Gus Van Sant, Elena ed io l'abbiamo reinvitato nella Valéry. Suo "quarto lungometraggio", del 1993, è l'ultimo appuntamento. Non ci rivedremo per un po'. Poco male, che quel maledetto (già allora, da un dodicenne!) "Cowgirl" non lascia alcuna voglia di ripetere. 

Round trip

La prima perla pescata nel "Pacifico" di Alfred Hitchcock è stata "Il declino", film muto del 1927. Congegno ancora da oleare, Elena ed io nella "Valéry" abituati a ben altri "Hitch", ma i robusti ingranaggi sono quelli del Maestro che detterà lezioni: già paziente allestitore d'atmosfere, esemplare architetto di contesti, ma scalpitante ideatore d'inquadrature. "Storia di un patto di lealtà...pagato a caro prezzo", treno Stelle-Stalle senza fermate intermedie, solo ferite. Ma il ritorno è incluso.

Fino a domenica

Due giorni fa il centenario della nascita di Alberto Sordi (15 giugno 1920). Cine34, senza pubblicità, propone "Lo scapolo" (1955) di Antonio Pietrangeli. Con due romani così, "per me non era presto, svegliarmi la domenica mattina...". E non lo sarà nemmeno per voi, divertiti e un po' commossi dai buffi e ormai solitari tiri di scherma dell'immaturo protagonista.

Benedetto via!

Filmone. Di quelli da "Viva il cinema!". Il quattro giugno è stato l'anniversario della dipartita del grande Nino Manfredi (1921-2004). La mattina seguente, in sala Valéry, premo 34 senza indugio. Nel 1971, il grande attore frusinate si cimentò per la seconda volta alla regia (anche), ottenendo il premio miglior opera prima (ma?...) a Cannes e dieci milioni nelle sale. "Per grazia ricevuta" è l'accorato racconto di fede di un eterno ragazzo. Benedetto, sempre nel cuore, potrà mai essere pronto, libero?

Oro rosa

Succede di tutto. Cinerofum incontrollabile, sala Valéry nel vortice. Questo pomeriggio, abbiamo rivisto William A. Wellman (1896-1975). Già incontrato nel 1947, nell'anno successivo il regista statunitense girò un "western" d'abbandono, periferico, con Gregory Peck finalmente gentiluomo. "Cielo giallo" è un lontano dantesco; per un duello, salvifico, tra perdizione ed espiazione.

Non farti prendere

Tra gli assistenti dell'appena scoperto Paolella, vi fu Sergio Sollima (1921-2015). Esponente ancor più celebre dello "Spaghetti Western", il regista romano ne incarnò il volto sociale, di fronte allo sfrenato individualismo e, in questo caso, autoritarismo incombente in ogni società. "Faccia a faccia" (1967), appunto, è un'amara amicizia, tra coscienza e fedeltà.

Tensione laggiù

Il Cinerofum rischia di perdersi nel Far West. L'ultima avventura, proposta da "RaiMovie", mi ha permesso di conoscere Domenico Paolella (1915-2002). Il regista foggiano, al primo incontro in sala Valéry, l'ha già cosparsa d'atmosfera a grano duro, con uno spaghetti western roboante, inquieto, infine stanco. "Execution", del 1968, ha le sembianze di un cult, ma l'intreccio mal gestito e i conseguenti attimi di smarrimento han fatto sì che il rischio di cui ho scritto fosse realissimo.

Ancora Nordovest

Proseguendo lungo la route Gus Van Sant, sempre offerta dall'anonima "Santa Brigida", la tappa successiva è stata il suo terzo lungometraggio. "Belli e dannati" (t.o. un calzante e meno piacione "My own private Idaho"), del 1991, è un percorso sbandato, tra sonni neurologici e artificiali. Pulcy Dani, Elena ed io ben saldi in sella, sino all'orizzonte colorati di suoni.

"Nessuna obiezione"

S'accavallano i galoppi di John Ford, in sala Valéry. Un altro classico, su RaiMovie "rimasterizzato e colorato senza l'approvazione dei realizzatori", che porta sul limitar della lontana frontiera, dove gesti e parole debbono essere estremamente pesati. "Il massacro di Fort Apache", del 1948, abbraccia e bracca: quella che era una danza, è una mattanza. 

Kong, saluta

Non sono solo! Gli oltre ottomila chilometri che ci separano si fan minuscoli fotogrammi, se di mezzo c'è il Cinema. Il 'Rofum ringrazia Bubu, fido baciccia che, in questo viaggio senza meta, lo mette in poppa (ouh...). Basta lacrimucce, ché il film di cui scrivo di emozioni ne suscita ben poche, se non la fredda ammirazione dinanzi ai pirotecnici effetti speciali. Il "King Kong" del Peter Jackson degli anelli, remake del 2005 da duecento milioni di dollari, trattiene per quattro lunghe ore, gratia "Iris". Ma sono solo alla chiusura del sipario. Elena e Pulcy Dani, sparite in una nuvola di Z...

Botta periferica

Il primo giugno è passato a trovare il Cinerofum, proprio in sala Valéry, il regista statunitense Gus Van Sant, classe 1952. Il regista di Louisville è passato, evidentemente, dall'anonima e gratuita videoteca di Santa Brigida, presentandosi col DVD contenente la sua opera seconda. "Drugstore Cowboy", del 1989, tratto dall'autobiografico di James Foges (1936-2012), è un viaggio sballato, tra farmacie e paranoie, terapie di gruppo e indagini della narcotici. Si rischia l'ormeggio, in tale mareggiata psicotropa.