Casa consumata

Qualche notte fa, l'ho trascorsa bollente con Bernardo Bertolucci. Meglio, con Marlon Brando. Anzi, con Maria Schneider. "Ultimo tango a Parigi", del 1972, è una splendida deragliata sulla carne, carne rossa viva di trentenne Maria Schneider; meravigliosa ossessione sensuale. Fuga consumata tutta da guardare. Fuga sprecata, però, in un finale volitivo ed errabondo. 

Col sax dell'argentino Gato Barbieri (1932-2016), tra le incursioni di Jean-Pierre Léaud, attacca sontuosamente questo intenso scritto dallo stesso regista. Marlon Brando stravolto, nella Parigi spessa d'aria e ferro lavorato. Passa Maria-Jeanne e l'inquadratura è sexy da sé. Sarà per i freschi 48'', ma la fotografia di Storaro inonda la "Valéry", solitaria per l'occasione ladra. W le gambe della Schneider! Lui, però, vede prima la bocca...Viva le bocche!...dopo 10 minuti saranno urla, dopo una dozzina lei rotolerà. Meraviglia.
Pareti che separano mondi, coiti. Paul! Tensione esistenziale alle stellestrisce. Scavalca l'erotismo, fino alla dimenticanza. L'ombra della Schneider su pareti illuminate dalle stanze accanto, con la m.d.p. che scende su Brando, nave pirata in attesa. Paesaggio caraibico. "Indovina un po'...".
Scusatemi eh, ma che bocce. Eterna grazia ai primi piani. Evviva il corpo della donna. Preparazione: burro ad alta temperatura, genuinissimo, sino al "fucking, Jesus". Jeanne, vent'anni di carica erotica dinamitarda. "Per altri soltanto pene".
Sino alla sconfitta dinanzi al doloroso vuoto, non tralasciabile l'intreccio che, inevitabilmente in tal uragano ormonale, rimane in secondo piano. Divertente quanto avulso. Quale il vero Bellucci? Doinel-Varda? O Arcalli-Barbieri?  Buon film contro la guerra, sì, sì, va bene. Ma soprattutto di gran scopate. Visivamente parlando (?). Bellissima perversione sulla vita. Ottimo proprio perché "esasperato pansessualismo fine a se stesso". Inevitabilmente sopravvalutato, conclude inginocchiandosi sexually correct, con equa retrobuzione (e procedimenti penali). Ma il film è finito. Gli amici, quelli venuti, hanno consumato, e ora se ne vanno.
(depa)

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