Oro rosa

Succede di tutto. Cinerofum incontrollabile, sala Valéry nel vortice. Questo pomeriggio, abbiamo rivisto William A. Wellman (1896-1975). Già incontrato nel 1947, nell'anno successivo il regista statunitense girò un "western" d'abbandono, periferico, con Gregory Peck finalmente gentiluomo. "Cielo giallo" è un lontano dantesco; per un duello, salvifico, tra perdizione ed espiazione.

Nordamerica, metà XIX° sec. Terra di Separatisti e Unionisti. Di rapinatori. Di Apache. Vedere questi sei sbandati in fuga, braccati, scacciati nello sconfinato deserto bianco, annuncia già l'avventura. I soliti e sorprendenti paesaggi, qui più lunari, aspri, brulli. Col bianco fondente, ad accecare, un non luogo dai contorni sfumati. Per non parlare di "Yellow Sky", un nome un contro-programma, villaggio usato e gettato. Rude Gregory troverà pane per i suoi capelli. Dai toni cupi, tra sorrisi spiragliati, racconta anche di una bizzarra "convivenza". Tra pugni, fucilate, morsi e baci strappati. La sfida è per l'oro. E per lei. Ma...tutto a posto: "Leggevo già la bibbia a sette anni". "Sergente" Peck televenditore di materassi. "Fino a ieri sera anch'io la pensavo come voi...ma poi sono arrivati gli Apache...". "Grazie al Dipartimento degli interni", per le immagini della "Death", redenzione trionferà.
Molto meglio questo secondo incontro, William (posso, no?). Col suo tono secco, pessimista, ma mai troppo.
(depa)

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