Proseguiamo lungo la buona strada dei documentari che hanno qualcosa da dire. In sala Valéry, Elena ed io ad ascoltare. "Last call", del 2013, del veneziano classe 1968 Enrico Cerasuolo, dà la voce a chi da più di cinquant'anni ripete un concetto semplice quanto doveroso: il limiti della crescita non sono superabili, anzi. Ignorarlo minaccia la stessa vita su questo pianeta. Con buonissima pace dei genitori premurosi.
Con questo secondo documentario, iniziava a scaldarsi il Festival dei documentari per l'ambiente. Quegli argomenti su cui batteresti, qualcuno lo fa, tutti i santi e maledetti giorni. Premio Colli Euganei 2014, "perché meglio affronta le tematiche legate all’importanza della salvaguardia ambientale".
Abitudini, norme impartite ai figli, parametri di successo. "Incrociate le braccia al contrario" ("è un po' scomodo all'inizio"). "La storia di un gruppo di scienziati dall'occhio lungo (fuor di microscopio), che si espresse sui limiti della [tanto osannata] crescita". Infernale esponenziale. Regan per quel coglione che fu, Bush, ravatto umano, seguì a ruota. Carter, le sue "belle parole", le chiacchiere di Obama. "Il club di Roma" di Aurelio Peccei (1968), col suo "punto di vista scientifico e oggettivo", cioè quello di stare a metà tra "difesa del sistema capitalistico (destra) e un'organizzazione di sinistra". A posto. L'"umanista" Peccei. Molta ecologia, poco sociale. IBM, Remington, "visto che non seguivano i nostri consigli, ho capito che era troppo presto. Bisogna aspettare vent'anni per vedere danni significativi all'ambiente". Ottimo.
Agli scienziati (autonomi, esistono?), il loro; ai rivoluzionari, lacerare il "troppo presto", per comprimere 20 anni nell'ora dell'adesso.
"Avere una visione mi aiuta a non accettare qualcosa". Donella Meadows (1941-2001).
Ce n'è strada da fare, se politici ed elettori riescono a definire gli "USA la nazione più prodiga del mondo" (Regan). Cara ONU, il problema è che il "buon" Club romano NON ha avuto un cazzo di influenza. "Possono le società democratiche assicurare sostenibilità economica e ambientale? La risposta è no".
Venti, quarant'anni dopo, migliaia di conferenze, per chi? Per i buffet dei buffoni (più ricchi quanto i nostri più scarni). Interessante disamina sui meccanismi decisionali (la scelta degli "scettici"; quelli di oggi, i peggiori). "Ha nevicato molto a Washington DC lo scorso inverno: non esiste alcun surriscaldamento". Il concetto di costo in termini economici ed ecologici. In termini ambientali, il profitto...ormai ce l'hanno fatta. Possiamo solo ridurre sempre di più i consumi di risorse sempre minori. I tagli alle emissioni nel 2050...La resilienza...dei ricchi (grande Jeffrey). Ancora, la Meadows dimentica o ignora, o fa finta di, che se "ci si deve alzare felici di andare al lavoro", allora siamo punto e a capo.
(depa)
(depa)
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