Vuoto da negroni

La stessa mattinata trascorsa con lo scapolo pietrangeli-sordiano, offrì un'altra occasione per incontrare, nel centenario della sua nascita, Federico Fellini. Impossibile lasciarsela sfuggire. Bravo 'Rofum. Ché perdersi "Il bidone", del 1955, sarebbe reato. Ché vedere "Il bidone", colla sua dolorosa storia di piccoli uomini, è gioia per cinefili.

La "Titanus" presenta questo racconto popolare scritto dallo stesso regista assieme a Ennio Flaiano e Tullio Pinelli. Collaboratore artistico Brunello Rondi. Ha dalla sua anche le celebri note di Nino Rota. La viva e amara poetica del precedente lavoro del regista riminese prosegue qui. Sugli stessi volti di Giulietta Masina e Richard Basehart. Nuovo fiore Iris, stesso profumo d'angoscia per una vita cieca, senza sbocchi. L'acrobata equilibrista ancora senza piedi saldi. La figura di Broderick Crawford (1911-1986) aggiunge la menzogna del tempo, la farsa della vita. Il cortemaggiorese Franco Fabrizi pare fare i conti col vuoto più leggero (vuoto da negroni), ma i sorrisi son smorzati a bordo labbra. L'atroce truffa è pronta.
Riguarderei senza posa. Fellini è mambo, un violino per strada. E' Rota tra i ragazzi di borgata. Augusto, Picasso e Roberto. Festa, dolore, dolce amore, vita. Perdersi nel delirio. Il saluto alle speranze disilluse di Patrizia, l'ombra del rimorso, poi via, sfrecciar verso il prossimo bidone. Mentre Augusto si trascina su dall'abisso, avanzo, m'appresso allo schermo, tanto è vicino il dolore.
(depa)

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