Topolini nel paiolo

Quant'era che non vedevo Joseph Losey? Una decade, o quasi. Concedendo al cesarismo di mediaset, alla prima opportunità, offerta dal ciclo "Europa Europa" di "Iris", non mi distraggo. "Cerimonia segreta", pellicola che il regista USA rinnegato-inglese d'adozione diresse nel 1968, ringrazia da sé ogni costanza. ­La curva inconfondibile del regista, un giro sulla Follia, due spari ad Avidità & Sadismo, non siamo mai usciti dal Circo Umano.
La "Universal presents" Elizabeth Taylor, Mia Farrow e "starring Robert Mitchum", un intenso psicodramma a trazione centripeta; dall'omonimo argentino di Marco Denevi (1922-1998), di nove anni prima, riscritta con l'ungherese George Tabori (1914-2007), una trasposizione dalle emozioni fisiche. Titoli di bambola, composti da Richard Rodney Bennett. La matura pulizia registica di Losey, accompagnata dalla sua acuta e penetrante allucinazione. Bernàrd Grabowski è morto da cinque anni.
I ruoli. Quanto siamo lesti ad indossarli. Mamma, figlia, "Cinzia vergine". Al setaccio dell'Assurdo, solo i resti (a volte, suoni e rumori). Non noi, tra non altri. Occhio alle ziette!! [paterne: "povero Gusta!"] Gli uomini "bambini da sculacciare", dalla "cugina della povera Margareth!" ("Oh, ma la conoscete"). Da Liz in viola.
Secondo voi, chi passa fischiettando? Bravi, sempre lui, Mitchum. [fortunello Albert, morta una Liz, si fa l'altra]
Impostori sono le persone reali. "Bambina di ventidue anni", "colite spastica" di un autentico sfondo sessuale, "...visioni a circuito chiuso", con le lentiggini. "Si può uccidere voltando le spalle" (Dio a rapporto di Losey). Fa paura Liz, quando racchiude la chioma corvina, si sprofonda nei suoi occhi. Sottotitolo: "Casi incrociati". Dopotutto, una storia psichiatrica; rotto il giocattolo, spettacolo finito, pazzia di cristallo tutta da vendicare. Ftù, da non perdere.
(depa)

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