Sono contento di aver conosciuto Burt Kennedy (1922-2001). Ché "Il grande giorno di Jim Flagg" (t.o. "The Good Guys and the Bad Guys"), del 1969, mi ha permesso, non soltanto, di rincontrare Robert Mitchum, garanzia statuaria; ma, anche, di stare con un buon western brioso, ben girato, altroché, dal regista statunitense.
Mitchum è il marshall Flagg di Progress (frazione Hypocrisy), allegro paesino con politici e delinquenti al loro posto; non più minacciato da banditi finiti nell'armadio, ma da nuove generazioni che sorreggono la bandiera del Crimine. Ad ognuno il proprio ruolo, quindi: il sindaco è Martin Balsam e gli piace molto (come a me: Tina Louise, newyorkese classe 1934). Come spesso accade, si ha maggior fiducia per il gunman che per il politico. Evidentemente una fantasia da cinema, una licenza poetica da schermo, visto quanto debbono co-operare. Mitchum è una smorfia continua, Balsam, pantaloni abbassati, intravede la Casa Bianca tra cotante belle parole ("mi sembra ne abbia proprio la stoffa..."). Altri nomi? George Kennedy che aiuterà il nostro attempato; David Carradine che proverà a batterli.
Western su maturità e tempi andati, quando i giovanotti uccidevano con onore e la stella ormai solitaria dello sceriffo usurato, argentinamente brillava ("No future for marshall" canta la ballata, bang!).
Nel can-can del gran finale, tutti i mezzi possibili alla rincorsa del treno, il regista Kennedy fa sfoggio del suo mestiere, con riprese aeree suggestive e inquadrature ingegnose (da dietro il camino, lo scontro a fuoco sul tetto del treno in galleria). Quasi quasi creo una cartella per Burt Kennedy.
(depa)
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