Il Cinerofum cola sui grandi autori internazionali (e il vice si versa). Autocelebrazione conscia della propria piccolezza, dura poco; finisce all'angolo l'uomo solo in crisi! Preziosa questa "comédia lusitana", coi "Ricordi della casa gialla" (1989), frammenti d'esi-stanza spoglia, riaffrescata con singolare intensità dal regista portoghese João (1939-2003). Firma suave.
La casa del titolo sarebbe una prigiona, ma è quella di tutti. "Ricciolino" (c'è magra), la "Portuguesa suave" che consola è trita e cancerogena, che liberazione. Una sigareta con Violeta. Occhiali girocollo golfino brache a coste. "Il sociale va di nuovo di moda". Provocatorio, su e giù, carrellata sul battello di Lisboa, poi immobili, a provar reggiballe e radiolina (sex & music).
Composizioni curate, tra le scarne geometrie della vita. Alito tremens di Céline impresso nel buio finale, la locandina attesta lo sfacelo. Acuti surrealisti, di morte (Mimi), di vita (João). In divisa, il delirio si chiude. "E' un panino, si vede benissimo". Pellicola eterea, di malaria, pulviscolare, di nicotina, con Monteiro internato per troppo amore (nonparlamentare). Viene voglia di correre in cerchio a gridare.
Ottimo questi consigli culinari di Simone, dai fornelli alla "Valéry", da "guarda che roba".
Ottimo questi consigli culinari di Simone, dai fornelli alla "Valéry", da "guarda che roba".
(depa)
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