I Draghi del Cinema

Pazzesco. Quattro firme da urlo del pantheon registico, tutte italiane, nel 1968 si unirono a prosare gli amori del popolo. Il risultato è "Boccaccio '70", gioiello luccicante che, tra le scene e scritture perfette, permette di cogliere ed esaltare le peculiarità artistiche dei quattro, ugualmente unici, autori: Mario Monicelli, Federico Fellini, Luchino Visconti e Vittorio De Sica. L'episodio del Festival di Cannes rileva, al negativo, quindi positivamente, lo strano fastidio della critica ufficiale per Monicelli, sicuramente la voce più graffiante: nessuna sorpresa.
"Ideato da Cesare Zavattini" e scritto in quattro atti. I. "Renzo & Luciana" di Mario Monicelli. Da Giovanni Arpino, Suso Cecchi D'Amico e Italo Calvino. Una Milano così, tra palazzoni, tram e i prati che la circondavano. Fotografia stupenda (luci). Passano gli anni, ci si sposa sempre, tra uno straordinario e l'altro. "Quel tipo lì". "Uno sbirro!" (è anche Mario che parla). "Vuoi uscire? Ma sei matta?". Gli amici che arrivano in pigiama, mitici ("M tutti"). Tocco di mani, spalle, sguardi. "Perché, hai bevuto?". La bella sequenza in piscina, umiliati e offesi dalle canzonette da radio. Elena registra: non potevano, se sposate, da contratto?! Si pagava per sedersi? Al cinema in piedi?
Vai DRAGO! Nessun moto d'orgoglio, ma doppia liquidazione (che moglie Marisa Solinas).
II. "Le tentazioni del dottor Antonio" di Federico Fellini. Da Ennio Flaiano e Tullio Pinelli. Nino Rota porta la musica a quelle sfere. Il dott. Mazzuolo spruzza, al proprio interno, desiderio represso. L'uomo che odia il dolce cupido, "Sporcaccioni!", tra i boyscout di prima data. Inequivocabile volteggiante duo Fellini-Rota. Eterna opera da tre soldi; un altro disegno, cartellone, sogno mascherato. Siamo così. "Bevete più latte!" (nello specchio). Nel vuoto riempito di brutture e bruttezze, fiaccole e rosari, un'Ossessione Bionda. "Che male ti han fatto le nuvole?". Sulla magia di nude gambe, grandi enormi cosce, si rompe il discorso, alla Fellini, con una tenzone surreale ed incisiva su a tabù e ipocrisie del cittadino. Immensa all'EUR, dea scalza della fertilità, divina Anita Ekberg, "quando muovo i fianchi, tremano i conventi". "Che male c'è a guardare una donna nuda?". Le norme fanno male alla salute.
III. "Il lavoro" di Luchino Visconti. Da Suso Cecchi D'Amico. Thomas Milian e Romy Schneider. Visconti è Miliam ad una porta d'interni barocca. Che Amore. La schiena di Romy Schneider! [occhi negli occhi, che cercano i seni sfuggenti] Amore da avvocati, dietro "spazzola e gioielli" (Erminia), si nasconde una lacrima. Persino il marito pagherebbe: siamo merce o compratori. Il più amaro degli episodi, perché colpisce laddove non si vede. Mai un assegno assestò colpo più umiliante.
IV. "La riffa" di Vittorio De Sica. Sophia Loren (Tanta Sophia Loren. Splendida Sofia Loren). Da Cesare Zavattini. Il De Sica popolare, già la vendita dei biglietti è un capolavoro. Quale scelgo? Anita, Sofia? Dov'è l'amore? L'eloquenza della donna (della Loren) nei "colpi di palloncini!". Non solo carne, ma dolore: tra le migliori passioni dell'attrice romana. "Porci!" ["e intanto al caldo me ne sto"]
Distanti galassie dai supponenti estetisti, vacui retori di oggi, un dolceamaro pensiero, quanto più simile ai loro inarrivabili, va a questi che, coi loro percorsi differenti, descrissero gli amori, popolari e borghesi (Visconti s'impenna), e tutto il resto attorno, con la sensibilità di veri poeti.
Crème del cinema.
(depa)

1 commento:

  1. Che bello !
    Sul I atto sono partito prevenuto in positivo, cioe' guai a chi mi tocca Monicelli!!! E infatti il regista toscano ci racconta con il suo solito stile impeccatbile e accattivante di una storia d'amore agro-dolce, dolce perche' vera e passionale, amara perche' vissuta al ritmo caotico e poco umano del lavoro da salvare, i mobili da comprare e le rate della casa da pagare. Graffiante.
    L'atto II ci catapulta nel favoloso mondo felliniano. Lo stile del maestro e' fin da subito riconoscibile dai colori e la musica della primissima scena che introduce il tema: il casto perbenismo borghese contro le frivolezze popolari. Per chi parteggia il regista si capisce fin da subito e dunque l'epilogo e' scontato, ma ci si arriva attraverso un tragi-comico meraviglioso sogno felliniano. Magico.
    Il III atto di Visconti mi ha affascinato subito per come la mdp segue i personaggi per gli enormi stanzoni del palazzo reale dove vivono i due protagonista della storia e per i suoi dialoghi serrati, coinvolgendomi pienamente nel racconto di una relazione nata e portata avanti piu' per interesse che per amore, tanto che il finale ci racconta di una donna che abbandona ogni finzione e un po' ci gode pure. Elegante.
    Finale col botto con l'ultimo atto di De Sica che ci propone un quadretto di "erotismo popolare" che ha come protagonista una sensualissima Sofia Loren e ci regala un doveroso lieto fine, visto che di commedia si tratta: l'amore vince. Sensuale.
    Che chicca Depa! Grazie.
    PS: chiamami

    RispondiElimina