Amare Stoccolma

Parrebbe improprio scribacchiare di "Primo amore", pellicola italiana del 2004, tra le recenti ed eccellenti visioni di cinema d'essai. Ma, convergendo con Simone, cui dobbiamo anche questa valida proposta, Matteo Garrone è uno dei pochi autori, contemporanei e nostrani, a mostrare una filmografia attenta; come questo film, infastidito dai riflettori, avaro di discorsi, silenzioso di rabbia come i nostri cuori. Mica facile.
Procacci e la sua Fandango confermano, mister Garrone in panchina. Rapporti avvizziti alle fermate del bus. "Ci sono ancora perché so che ci sei anche tu". La ricerca di sé nell'altro, che non c'è. Atmosfera buia, spicca il fuoco dell'oro colato. Il protagonista non professionista Vitaliano Trevisan, scrittore monticellese VR classe 1960 (12 dicembre, riflette), dà il tono di basso di cui abbisogna questa cupa storia di amore più gelido della morte. La sua interpretazione è un quid bello sostanzioso. Banda Osiris a commentare l'inclinato che precipita, con l'ormai celebre (?) piano sequenza iniziale. "Non potrebbe funzionare". L'ansia che monta, prima della partenza. "Il corpo e la testa". Hai voglia (veneti). Maniacale coi toni identici. "Tu sei felice?" (ormai ci fanno i titoli).
Compatto, alterna con sapienza silenzi, musiche, suoni ambientali, colle dissolvenze che impressionano gli attimi. L'amore s'abbatte. Tonia ora pesa due lingotti d'oro. Coleranno, in sangue.
Non il suo. Alèèè!
(depa)

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