Čajkovskij Rush

Sarà
. Ma il Cinerofum divora cinema più di prima. Sala comoda, la "Valéry": pure un esagitato come Ken Russell (1927-2011) sta fermo buono. Non sullo schermo, dove "L'altra faccia dell'amore" (? t.o. "The music lovers", 1970) impazza senza scomporsi. La disinvoltura nell'energia del regista inglese travolge ancor più di questa: Čajkovskij è libero di suonare, strasuonare, gridare, morire. 
Potenza, vita? Come chiamarla? Di certo in "Panavision". Sotto il Cremlino c'è euforia che trascina (salirà sulle cupole dorate). Carrellate scatenate, piani sequenza esondanti, a restituire l'alito di vita, le altezze della musica d'"un certo Pëtr". Per star dietro a quelle dita, m.d.p. atletica sugli avori bicolori. La musica si fa scrittura della memoria, mentre il canto chiama gelosia (che è la voce dell'eros (amore eterno in concerto). Anton Shilovsky non può impedire lo scompartimento del sabato sera (illusorio all-inclusive). Quindi Pëtr Il'ič Čajkovskij prodotto e gingillo, quindi clown troppo euforico (triste). "Musica inebriante!...Oh, quanto ti amo!".
Interessante Russel, parte sinfonico, scende di due toni. Sogno un'ambizione "eterna", musica rappresentata, stringo la vita di Piotr, genio musicale. Le note, vertigini di Čajkovskij in movimento, su sfondi magici. [lecca la mela umidiccia]
Čajkovskij cannoneggiato, inseguito, violentato e osannato (ora è lassù), risponderà al fuoco, nel tripudio di campane e stelle filanti (una statua). Sasha! Ha dato tutto il californiano, classe 1934, Richard Chamberlain, sino al bagno di colera: bollente finale.
(depa)

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