Dietro "Foglio", lungo i noir americani degli anni 40 del XX° secolo. Ancora John Huston, ancora Humprey Bogart, in un altro thriller, della forma del classico differente. Marciava spedito Marcellus, lasciando dietro di sé perle luccicanti e misteriose. "L'isola di corallo" rende il poggio caraibico "Key Largo" (t.o., 1948) il più soffocante dei luoghi.
E Lauren Bacall e Lionel Barrymore e, soprattutto, Edward G. Robinson (e le musiche di Max Steiner a incorniciare avventura e mistero). La star newyorkese più ferma della morte. Il Reale di Hollywood di Filadelfia irrobustisce colla sua figura. L'istrione di Bucarest rende unico col suo quid inequivocabile. Pure Bogart non scalpita più, ma siede dinanzi al carnage psicologico (e non solo), al kammer thriller estenuante, tirato, inatteso. Che, ipotizzo, dev'essere piaciuto al Quentin videotecomane, con le belve ad azzannarsi, o annusarsi.
La costruzione parte dai particolari. Una sigaretta ai 102 anni! E un uragano di rabbia, ricordi, affetti, tensioni fuori schema. Politica. Col disgusto del protagonista per nazionalismi e militarismi, esacerbato dai malavitosi nei gangli del potere. Perfidia. Quindi coraggio e umiliazione. E' una battaglia di nervi atmosferici. "Storm is passing", ma il Temple bar è spazzato via, con la roba. Quasi due ore di sequestro.
"Come, Johnny Rocko", vediamocela fuori, grazie a una donna. Poi si rientra, senza esagerare, "He's coming back to us" e luce fu.
"Come, Johnny Rocko", vediamocela fuori, grazie a una donna. Poi si rientra, senza esagerare, "He's coming back to us" e luce fu.
(depa)
Nessun commento:
Posta un commento