Non (v') è uno Stato per Onesti

Ieri sera su TV2000 l'occasione per rivedere Fred Zinnemann. "Sontuosa ricostruzione storica" britannica, imperniata attorno a Tommaso Moro e alla sua integrità suicida, "Un uomo per tutte le stagioni" ha dalla sua tutto ciò che rende un film uno dei cento migliori del XX secolo. La sceneggiatura alla 3a, tanto cara al regista austriaco (o polacco), e un cast di attori superlativo. Incetta di premi, senza sconti.
Tratto dall'opera del drammaturgo inglese Robert Bolt (1924-1995), le vicissitudini dell'avvocato filosofo londinese, nato nel 1478 e decapitato nel 1535, la cui onestà spiazzò reali, cardinali, amici e parenti, diventano quelle di tutti i disobbedienti.
Pulizia registica al servizio dell'introspezione psicologica. Rigore che traspare dalle immagini eleganti, intramezzate da raccordi raffinati, e dai dialoghi, puntuali quanto avvincenti. La disputa sulla libertà della coscienza individuale dinanzi alle autorità di turno (chiesa, re, stato...). Splendido Thomas Moore di Paul Scofield (1922-2008), con la grinta dell'inflessibile giustizia. Grandioso Enrico VII di Robert Shaw. E che dire del Cromwell di Leo McKern? Nello sguardo l'infingardaggine dei biechi e arrivisti governanti.
Potere che reagisce come sempre, incarcerando, isolando (familiari, libri, esattamente come lo Stato Italiano con l'indomito Alfredo Cospito); torturando, se la sensibilità del re lo consente.
(depa)

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