Ormai cinedipendenti cronici Elena ed io precipitati nella "Sala 1" dell'"Ariston" ché l'unica pellicola accettabile pare essere "Kafka a Teheran" (t.o. "Versi terrestri"). Antitotalitaria diretta a quattro mani da Ali Asgari e Alireza Khatami, in sketch uniti nella denuncia sgomenta degli effetti mefitici di una società capitalista intrisa di religione. La burocrazia come arma, di sottomissione, controllo, in una parola dominio.
Teheran. Miglioni di individui per milioni di giorni, notti, fa milioni di suoni, voci, sirene, urla. David. "Diffondere culture straniere". Burocrazia di mezzo, al servizio. Non sotto una buona stella, come...Selena. Racconti brevi kafkiani dal basso coefficiente di difficoltà, ma alto di sopportazione: la pellicola reggerà. "Un elegante distillato di feroce ironia", vero. Difatti ci guardiamo in sala chiedendoci che ne sarà dei due registi (alla wiki "Accoglienza" (!): "al suo rientro in Iran dopo la presentazione del film a Cannes, al regista Ali Asgari è stato confiscato il passaporto dalle autorità e gli è stato proibito di realizzare film fino a nuovo ordine"). Amira. 9 episodi a camera fissa, davanti, da sole, le vittime; dinanzi a loro, noi carnefici. Complici immobili dello sfacelo sociale (partecipi quotidiani a casa nostra). Sadaf. L'Hijab incombe con la tecnologia al potere [basterà sempre meno per commettere un reato] Più forcine per tutti! Il patriarcato è un pilastro da oriente a occidente (altro che mobbing). Farbook. Prevaricazione. Siomak. Altra rabbia. Le varie occasioni d'incontro con le istituzione e il loro braccio calato. Sciiti tra rimbombi inquietanti, ma "L'invocazione non conta". Lotta di classe inesistente, il padrone spadroneggia. Ali. Un padre ucciso, ouh! (sei fuori?!). Dietro assurdità e prepotenze, la dimostrazione di forza su cui poggiano le società tutte, secondo i rapporti di forza correnti. Aggiungici polizia da chihuahua. Senza titolo, senza parole.
Durante la chiacchierata post-visione, gli interessanti spunti che pellicole come queste acuiscono: la subdolerìa di un poliziotto che si azzarda a mostrare il lato sano della mela.
(depa)
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