In ritardo settemestrale vorrei chiudere con le proposte argentine di "Foglio". "Medianeras" (s.i. "Innamorarsi a Buenos Aires", del 2011) è l'unico film che Gustavo Taretto, bonaerense del 1965, ha diretto (e scritto). Colla grinta dei millenials frustrati, la storia di due solitudini che, certamente, non se la passano bene nelle metropoli identiche.
Medianeras sono le facciate cieche dei palazzoni di cemento. Filosofando su questi edifici della capitale argentina e sulla "cultura dell'inquilino" e l'urbana "Falta de deseo". Protagonista un "fobico in via di guarigione" e l'avvicinarsi di due insicuri. Mancano Aldo, Giovanni e Gaundry. Informatico, architetta, vetrinista e fotografo. NB: stop conteggi ANNI-GIORNI-ORE. L'apatia bracca i nostri. Ma...fare politica? Ah, c'ha l'eskimo (falsi miti, ancora). Internet e altre amenità per l'Alonso spaurito e annoiato (lei ha il piercing). Cinema degli sfigati in cui basta una canzone. Generazione delle relazioni artificiali naufragata in chat dirimpettaie (più calzante il sottotitolo originale: "Buenos Aires ai tempi dell'amore virtuale"). Lo scenario è agghiacciante: non lo si può riscaldare a casa.
Mediocreas como esordìo.
(depa)
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