Colpa del senso

Cinque anni dopo la sua ultima apparizione, Nanni Moretti riesce a reinfilarsi nel Cinerofum. Ce la fa causa gratia "Foglio", che adora poggiare sugli intrecci delle Palme d'Oro. Quella del 2001, "La stanza del figlio", viene considerata la pellicola della maturità del regista-attore di Brunico. Senescenza, piuttosto, quando il cipiglio della sferzante ironia sul presente cede il passo all'elaborazione del tutto. Filmettino su apparenze e buoni sentimenti, cantare assieme come palliativo (artistico?).
Soggetto suo, con tutti: Laura Morante, Silvio Orlando, Stefano Accorsi e Jasmine Trinca (bravi tutti), e Nicola Piovani alle musiche colanti. Nel suo personaggio Nanni, con ingenuità e sarcasmo innamorato degli Hare Krishna. Comico, serio, serio-faceto (anche una visione ad occhi aperti di questo sdoppiamento). L'equilibrio tra dramma e ironia che commuove attorno alle Alpi. Vivere è rischiare, ci avvisa con immagini fugaci. Tragedia. Dolore. Turbe borghesi (apertamente psichiatriche). Nel 2001 si potevano ancora girare scene su missive iniziate, accartocciate e gettate?
Riflessione sul caso, che sfiora la chiesa (religione), per poi rientrare in salotto. Proprio come dire "Non sono ateo, ma non credente". Ma anche i suoi guizzi: "Il ladro, il padrone...!" Ahahah!  La chiusura con carrellata curva su "By this river" di Brian Eno resta efficace quanto bella. Evidenziando i futiles escamotages cari all'autore romanizzato.
(depa)

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