Maschere civili

Saltellando sul sentiero del cinema americano indicatoci da "Foglio", con Elena, abbiamo riaccolto nello "Studio Negri" Nicholas Ray. Siamo giunti al 1950, quando "Il diritto di uccidere" (t.o. "In a lonely place") impresse un agghiacciante sguardo nero sulle ipocrisie e devianze della civiltà a regime patriarcale. Uomini contro le donne, ed altri uomini.
Nonostante gli inconvenienti tecnici (maledetti sottotitoli a rate impazzito), siamo riusciti ad apprezzare l'elegante robustezza di questo noir esistenziale, soffocante, braccante, tratto dal romanzo omonimo. Ritroviamo Humphrey Bogart, mattatore del ventennio 1940-0, con Gloria Grahame (1923-1981) stella spenta pronta ad accendersi. Humphrey sempre teso, braccia ai fianchi e pugni chiusi nel completo abbondante. Un iracondo alle prese con sé stesso. Gli altri con lui. Il tutto complicato da una società in costante cerca di colpevoli. "Un posto appartato" ("on the road"), dove ammazzare, lo si trova sempre. L'apparenza inganna, ma non la vittima di femminicidio (coniugale).
L'"architetto" Ray sfoggia le sue rigorose e coinvolgenti linee, irradiandoci col suo bianco e nero. Sino a quando il nostro Dix ammetterà la sconfitta. Una lezione da portarsi a casa, in silenzio. Non una parola.
(depa)

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