Una settimana in frontiera

Pomeriggio Ford. Appena visto due film proposti dai "RaiMovie" (réclame brevi V 25 min). Il secondo è stato "I cavalieri del Nord Ovest" (t.o. "She wore a yellow ribbon"), del 1949, così la sala Valéry chiude la trilogia sulla cavalleria statunitense. Pellicola dall'inconfondibile tocco di John Ford, con l'attenzione ai paesaggi e alle fatiche. Ford vuole tutto il West e lo trova, anche con una ballata atipica che ruota attorno al luogo e al tempo più che agli eventi particolari.
"Il generale Custer è caduto...Sioux, Arapaho, Cheyenne, Apache, Skiantos, tutti uniti contro i visi pallidi". Americani contro indiani. Il regista del Maine sa che non basta, allestisce tutt'attorno: molta avventura, un po' d'amore, gelosia perché no?, un po' di nostalgia, saggezza (v'è pur sempre uno scontro generazionale, pur tra gli indiani: i giovani teppisti non ascoltano i vecchi morigerati, a parte bufali e alcol). Non scevro di retorica, quello sì, meglio guadare che ascoltare. 
Questo film è soprattutto John Wayne invecchiato, nel volto del generale Nathan Brittles, che elenca i morti di Custer, sulla tomba della moglie nelle sue rughe pronte e rassegnate, ormai, a tutto (anche il doppiatore è malinconico). Già che c'è, darà un passaggio a due tizie...Galoppate folli, i carri su a rompicollo per sentieri impossibili...Un po' farraginoso? Sarà quella vità là, c'è sempre qualcuno che irrompe sulla scena! Pare più intento all'affresco di quei momenti che alla scorrevolezza del racconto. Monument always there... "Chiedere scusa è segno di debolezza". E che palle. Un frammento asimmetrico, evocativo, della guerra di frontiera. Uno pensa di andare in pensione...e scoppia il tam tam network. Il cane in carovana! Incursioni pazze (nessuna perdita), centinaia di cavalli selvaggi, una fumatina con "Grande Albero"...
Questi sbobaz da "50cs al giorno...sono tutti uguali". Mentre i Ford sono tutti diversi.
(depa)

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