Il primo film visto, in quel pomeriggio d'agosto fordiano, intendo, fu "La carovana dei mormoni" (t.o. "Wagon master"), del 1950. Ancora una lunga, stremante quanto suggestiva, marcia nell'immenso ostile paesaggio. In viaggio, in fuga, con gli incontri del percorso, l'ironia dell'avventura, quanta sete di terra nuova oltre l'orizzonte.
"Colorato senza la partecipazione degli autori" da "Turner Entertainment" nel 1989 ("Color System Technology"), written with Patrick Ford, padre del regista, e con la music by "Sons of Pioneers" (RKO), questo racconto senza star del cinema ci lascia lì, sulla polvere del tragitto.
"C'è una valle a San Juan che dio ci ha destinato". Cacciati via, si va...Lungo la strada, la bizzarra banda s'ingrossa: oltre all'ottimo corno mormone, ecco il tamburo del saltimbanco. A proposito di ostile: "Avete mai sparato a un uomo?", -"No, solo agli sciacalli".
Se c'è una cosa che il buon Ford voleva (e otteneva), era rendere cosa significasse, vivamente, una traversata (di fiumi, deserti), cosa la fatica, le difficoltà e i modi per aggirarle (usi). Nel suo realismo epico, similmente, i cavalli di Ford bucano recinti e schermo. I tramonti hanno cento colori. Quindi i salvifici ed euforici tuffi nelle prime acque, la barba, finalmente!, le danze! Ruote di carro, legnoferro, zoccoli, su per sentieri di pietra (incidenti stradali veri). Infaticabile narratore di migrazioni, suvvia, in Ford v'è tutto.
Giusto così, col poco sveglio ma risolutivo Sandy, a permettere promesse e speranze ancor più lontane.
(depa)
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