I bambini bla

Nessuna fuga dalle sale, acchiappo film dove capita, nei cinema appena possibile (causa titoli, non microbi!). Su "Netflix" mi sono imbattuto in Alfonso Cuarón, il quale, nel 2006, realizzò un distopico tratto dall'omonimo romanzo della ossoniense Phyllis Dorothy James (1920-2014). "I figli degli uomini", parla di un 2027 senza speranze, dall'umanità più sterile che mai. Giuste avvisaglie, annacquate in brodaglia militante, sino ad un finale retorico. Realistico, non v'è che dire.
Londra 2027. "La comunità musulmana chiede di smobilitare le moschee occupate dai militari". La scrittrice inglese ci vide lungo (influenza pandemica polmonare). Tutto è collegato, certo. Instabilità sociale, politica, religiosa, etnica. Una fantasia concreta. Insomma, il regista fa il bravo e noi stiamo, come d'uopo, dalla parte dei giusti (o no?). Un vecchio chiede una sigaretta. I piccoli gesti senza speme.
Fotografia ricercata per un fantascientifico elegante, dove il cervo di Cuarón appare in fondo a destra (i Pink Floyd li avrei evitati, così come "Ruby Tuesday").
Non solo per il pessimo doppiaggio racimolato dal canale on demand Netflix, la pellicola del regista messicano non risulta compatta. Julianne Moore è pezzo perso per strada. Il londinese Michael Caine si fa delle canne. Per lunghi tratti, action movie che trae molta linfa dal mondo videoludico (wargame in soggettiva).
E' un film che dovrebbe ricordare che la violenza dell'autorità NON può essere tenuta a bada. Ma combattuta. L'inspiegabile sequenza dei militari inermi dinanzi al bebè, assieme al pessimo finale (pessimo sul serio), lascia basiti e l'ipotesi che il regista messicano abbia poi impiegato sette anni a riprendersi, evidentemente, apprestando un discorso serio con sé, mi convince.
(depa)

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