La belle dei 7 gnocchi

Dicevamo, torniamo alle cose serie. Ma non troppo (sigh). Ieri pomeriggio, su "RaiMovie" leggo Francesco Rosi, quindi mi sintonizzo. Ma "C'era una volta", del 1967, non mente e se la ride. Ispirato a una fiaba di Giovan Battista Basile (1566-1632), su cui la poetica di Tonino Guerra poggia giusta, intrattiene e poco più. Mettiamola così, contenti di aver incontrato un Rosi meno noto.
Nella suggestiva intro di questo racconto fantastico partenopeo ai tempi degli spagnoli, conosciamo il principe indomabile di Omar Sharif. Quindi la bella, bellissima, incazzata nel campo, di Sophia Loren. Rosi e Guerra, assieme ai soliti La Capria e Patroni Griffi, allestiscono streghe e frati volanti felliniani, regine del Rio (Dolores) e pazzi cuochi paonazzi (il francese Georges Wilson). "Deh, ueh!": irrompe la Loren contadina verace, bisbetica anch'essa. Dopo vari tira e molla, troverà la pace del cuore in quello del principe. Semplice.
Momenti ibridi, da classico hollywoodiano in salsa mediterranea (Sharif che gioca attorno alla rude bellezza incontrata). Invero un film particolare, dai tempi singolari. Silenzi, pause, impennate. Il pre-finale è sintomatico di questa stridente ambiguità, con la desperada Isabella che s'incontra col Giuseppe da Cupertino (santo da otto e mezzo).
Ma eccolo il Rosi che conosciamo! Nei volti del popolo, "...tutt' quant'!", nelle tavolate offerte dai sovrani. Peccato, però. Tun.
Non tutto è perfetto. Forse la sorpresa, a ben leggere infondata, dinanzi all'assenza dell'impegno associato al regista? Tra alcune ottime sequenze (sempre una squadra d'esperti del cinema), guardate voi le sequenze, a ripensarci ridondanti, del principe infuriato ("faccia a terra!", la paralisi col cosciotto...). L'andamento non è uniforme, la melodia stride. A proposito, la colonna sonora smarrita anch'essa, Piero Piccioni pare vagare fuori dalle mura, ora scontato, ora avulso (cavalcate su cui non sappiamo se piangere o ridere: sarà la fiaba?).
L'amore per i due piccioncini non parrebbe cosa, questione di classe (e di detersivo). Ma in questa che, a ben vedere (in "Franscope"), è una parabola sul perdono, poteva mancare il lieto?
(depa)

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