Ieri sera, ultimo appuntamento, solitario, con la rassegna "K-Cinema" dedicata ai nuovi autori sudcoreani. Al "Sivori" c'era "The gangster, the cop, the devil" (2019), opera seconda scritta e diretta dal regista senza età Lee Won-tae. Bella uscita, ché questo action movie reboante e manesco, ha poco da invidiare ai suoi modelli statunitensi.
A parte che è una storia vera quindi in corea non ci metto piede. Poche balle, dall'incipit si capisce che l'eterno (?) Lee si è cibato, chi non l'ha fatto, di cinema americano (pure KCSI sui berretti e "metro" alle pensiline!). Ottime riprese, fotografia attenta, montaggio ricercato. Poi una sceneggiatura tutt'altro che esile, basata sugli equilibri, intrinsecamente fragili, tra le varie forze in agone. Sulle logiche perverse quanto assodate nei rapporti tra forze dell'ordine e criminalità. Poi immancabili inseguimenti, fughe rocambolesche, risse da panico, maceti, coltelli di un certo livello. Partita a scacchi, dagli schemi noti, ma ben oleati, coinvolgente. Magari regge poco lo scambiarsi le informazioni tra i partecipanti una caccia al tesoro. Ma, via, il motore fila!
Trattasi di quella roba fisica (se possibile con pettorali sporgenti e tatuaggi fate vobis), armaiola, con tutti alla ricerca del sociopatico (il Devil), che poi tanto fuori non è: classici, ma sempre efficaci, i suoi pungenti confronti: "bello eh", dice al malavitoso dall'onore di carta crespa, "quando decidi della vita e della morte?" (la polizia ci pensa da sé a prolungare il contratto con la criminalità organizzata innocua). Povero diavolo, tra "abusi e orfanotrofio". E siam sempre lì, devianza, patologia, uno per incazzarsi ha bisogno d'un trauma, non gli basta...Ma, dai, i giri salgono!
Ma il vero protagonista è il gangster: una montagna sudcoreana di nome Ma Dong-seok, aka Don Lee, incontrato recentemente, mentre prendeva a mazzate dei pendolari zombificati. Una belva umana classe 1971 che, dopo aver allenato mostri di arti miste made in USA, ha deciso di donare la propria massa alla cinepresa. Buona idea, ché sullo schermo la sua presenza non è mai inutile (botte da orbi). Un film così macho da non concedersi nemmeno una donna. Dopotutto, una scelta azzeccata (stroppia).
Lo sbirro e il delinquente tutti contro Satana (mai Saragat), quindi la malavita che spadroneggia nelle carceri...tutto il mondo è paese.
Due parole sulla rassegna: due boiate, altri film d'intrattenimento validi, altri tocchi poetici tipici di laggiù. Bene, bene, magari qualcosina in più?
(depa)
Beh Effettivamente il fatto che sia tratto da una storia vera e' qualcosa di incredibile! Dunque i personaggi affascinanti e la storia avvincente non sono merito degli sceneggiatori, mentre diamo atto al regista di avercela raccontata proprio bene con una fotografia accurata (caratteristiche del cinema coreano?), piani sequenza intriganti, scenografie (dark) e colonna sonora (bassi a bomba!) perfette per il genere. Secondo me, piu' triller che action, forse un po' lento nella parte centrale, ma che riparte alla grande nell'ultima parte con un bel inseguimento (questo si' molto action movie) e il processo quasi surreale che conduce al "lieto fine". Film da 6/7 dai...
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