Legge della giarrettiera

Dopo la gradita incursione di Bubu, da un luogo ormai noto solo a lui, e prima di tornare alle cose serie, ancora un po' di commedia sexy, sì, ancora un po' di Sergio Martino. Nell'anno dorato 1981, nelle sale italiane imperversò "Spaghetti a mezzanotte". E, da allora, pelliccia e giarrettiera di Barbara Bouchet rappresentarono i colori del mio autunno astigiano. Mostra le rughe, il film intendo, da poco abbiamo trovato dei "Martino" più efficaci, ma questo è il CULT.
Luigi Borghese, produttore e marito, lo ringraziamo subito. Così come la coppia Toscano- Marotta, per una classica sceneggiatura da tradimento incrociato, col giusto semplice intreccio, con tutto lo spazio per Lino Banfi. Inarrestabile, a tutto tondo.
Capolavoro, così, per affetto, memoria; per l'accento piemontese delle due bellissime e bravissime interpreti. Oltre alla Bouchet, un'altra meravigliosa trentottenne: la romana Alida Chelli, scomparsa nel 2012, per tre anni moglie di W. Chiari. Sono sue le altre due cosce che sorreggono il film. Può un film fare affidamento solo su due gambe mozzafiato? La risposta è sì.
In sala "Valéry", Elena piuttosto basita per lo zigzag da scossa, in sovraimpressione, che circonda lo spettinato magistrato. Alcune gag, vero, sono difficilmente affrontabili (lo scambio di cadavere...). Ma non perdiamo di vista il fulcro: le giarrettiere. 
Dopotutto, una torta in faccia ad una borghesia sempre meschina, tutta chiusa nel proprio avido vuoto, in ville "elettroniche" (smart...), aggrappata a conti ed eiaculazioni, subissata da panna e tartufi ed effimere chiacchiere. Il festino dell'ipocrisia umana sarà bello per noi. Quasi come Banfi e la Bouchet che riscoprono l'amore negli ultimi, fatali tagliolini. Sigla: "E....se tua moglie avesse un amante!".
(depa)

Nessun commento:

Posta un commento