Quarto film di Sergio Martino comparso nella Valéry, in quest'agosto a luci rosé. L'occasione è sempre il buon compleanno a Barbara Bouchet, ogni 15 agosto per sempre. Pellicola ad episodi del 1976, "40 gradi all'ombra del lenzuolo" mette tutto dentro, tutti sotto, insomma spoglia e riveste, sino alla prossima prurigine.
C'è pure Edwige Fenech, sennò che lenzuola sono? Con Tomas Miliam, un altro irriconoscibile. Ne "La cavallona" è la signora Chiapponi ("sorbole!"). Con una zoomata sulle poppe del mito francoitaloalgerino, mediterraneo voilà! Lui vuole liberarsi, lei invece è sconvolta (e noi con lei). Martino espressionista, perché è lui "che fa provincia". Sogni bollenti, una Fenech integrale coi giusti grassi aggiunti bio bio bio che mette in fuga pure Dracula. Romagnola che sconquassa la circonvallazione. Il più scontato degli scambi al buio. 2. Poi l'attimo da cogliere con Alberto Lionello autista e Giovanna Ralli ereditiera in affitto. Tremendamente ben girato per un episodio che mi annoia sino al colpo di scena finale (mezza coscia). Carpiamola. 3. Toh, il londinese Marty Feldman, può succedere davvero di tutto. Che ci fa Aigor da queste parti? L'attore più strabico della storia, in effetti, rende il tutto più esotico (...), erotismo a parte (un culo). 4. Bouchet ed Enrico Montesano, per due ore senza prezzo. 5. Aldo Maccione con l'allora venticinquenne statunitense Sydne Rome, bambolina spezzata, per un amore cinofilo patologico, il prete fanatico inascoltato. Un triangolo non banale, Otello! "Così assurdo, così eccitante!". Ohua...
(depa)
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