Energia fantasia

Quando Elena salì alle pendici delle Retiche meridionali, in effetti, in sala Valéry successero film strani. Come in quella calda seconda serata agostana. "Cine34" sparse cuoricini ed "x", presentando un film culto, del 1978, di Fernando Di Leo (1932-2003). "Avere vent'anni" lasciò il segno per scene erotiche e violenza sessuale, con conseguenti censure e proliferazione di versioni, ma non dovrebbe essere scaricato, nel water, con troppa disinvoltura (di questurini o intellettuali).
Premessa: quella vista è la versione "stuprata", cioè senza stupro. Cercherò l'originale non censurato, non per morbosità, ma per rispetto al regista pugliese che, al netto delle varie valutazioni, credo avesse in testa, ben chiaro, un altro film.
Tutte macchiette più complesse di quanto sembri. Il mitico "Pace e male", guru della comune ("Ah che bella sta cosa"). Le chiacchiere iperboliche e vane (Jaqueline Kennedy & Che Guevara) di ventenni che, dopotutto, volevano solo cazzeggiare un po', lontani da code e raccomandate. Il sottosbirro, interpretato dal romano classe 1935 Giorgio Bracardi, che si rivale sul poveraccio (dopo la classica busta piazzata lì); la sua retorica autocelebrante, assolvente, delirante: "Anche i dinamitardi erano pacifisti"; "Argiumas sei della CIA?", "Il potere!" ("volontà di potenza di impotenti"). Poveraccio che la sa più lunga di una stanzetta d'abusi: "E' lei che in anticipo". Avverato: vedere l'attuale militarizzazione delle città o l'impunità delle guardie negli istituti penitenziari vari.
Affresco leggeroduro di indiani capitolini, con le due gnocche libere di turno, tra cui la meranese Gloria Guida languida da guardare.
Se, dopo questo film, viene voglia di scoprire, più che altre parti del suo corpo, altri scorci della sua vita, vuol dire che il film qualcosa comunica e che Lilli Carati (1956-2014), con le sue linguacce che smaccano e la sua voglia sfrenata e gioiosa, ha saputo infondere al suo personaggio un carattere. Quello della controversa varesotta? Chissà, il buio precipizio in cui finì suggerisce una complessità affine, certo un estro ben più braccato. La versione vista, ottimistica e confusa, arreca comunque la sua firma, spregiudicata: "Un pomp1no!".
Una volta Peter Griffin, in vena romantica, girò un film sentimentale, "Vagine d'acciaio", che la moglie Lois giudicò "totalmente privo di significato". Secondo me, questo, privo non ne è.
Perché avere vent'anni non è una "svizzera con pancetta".
(depa)

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