Quindi cose serie. O quasi. "Netflix" abbabbo propone il lungometraggio d'esordio di Spike Lee. Poteva il 'Rofum esimersi? Difatti, la sala Valéry ha riverberato il bianco e nero di "Lola Darling" (t.o. "She's gotta have it"), del 1986. Prova audace e riuscita.
"A Spike Lee joint", il primo, quello più godibile? In effetti, ha un gusto genuino che non ritrovavo da quella "right thing" cinematografica che il regista Atlanta realizzerà tre anni dopo. Incipit poetico, dove il giovane ventinovenne afroamericano incornicia la sua America nera, desiderosa di essere raccontata. Bianco e nero che coglie gli attimi scappati. Scritto e diretto e montato da Lee, musicato dal padre, questa pellicola low budget è compatta ed evocativa quanto un colossal dai mille mezzi.
Frammenti di "Nola", spirito libero in cerca di anime gemelle. Ama tanto, quindi è fuori luogo. "Tutti vogliono un arrapata, ma non come moglie" ("Mars"/Lee). Ipocrisia orizzontale, interrazziale. Mix di narrazione filmica "classica" e taglio documentaristico (coi protagonisti intervistati). L'intreccio, quindi, si fa chiacchierata intima, tutta addosso alla sexy, delicata e desiderosa, Lola/Nola. Personaggi da gustare, nelle sfaccettature dei caratteri di oggi. Il logorroico (logorante) Mars, il romantico Jamie e il tamarro Greer.
Final d'amore, con Nola/Lola sola, per un capriccio da maschi, monogamia da frustrati.
(depa)
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