La sfida del tempo

"Serie" senza "quasi". Tre passi nell'agosto e la sala Valéry era già illuminata. Grazie al rifornimento del prezioso Carletto, Akira Kurosawa. "La sfida del samurai", del 1961, racconta di un'epoca lontana, di un far east di altri tempi, del crepuscolo degli eroi, anche di quelli salariati. Pellicola elegante e truce (pulp?), ironica e disperata. Da vedere.
In "stereophonic sound", si inizia con un bolero western. Il caso darà la stura. Mani randagie, braccia troncate. La protezione va al rialzo. Gioco di samurai, Toshirō Mifune guardia del corpo dai buoni affari, scherzi d'ostaggi. Ma...Mrs Rivoltella venne a cambiar il vento, a scompaginare i villaggi, di tutti i globi. Non è detta l'ultima, finché sono l'ingegno e la volontà dell'eroe. Uno scarto improvviso, lo scatto salvifico. Dopo un azzardo finito in massacro, al guerriero la soddisfazione dell'opera: "Almeno qui, vi sarà pace".
Cinema di dettagli sublimi, plasmato da artigiano da mani forti e talentuose.
La disputa con Leone per plagio, per quella sua manciata di dollari lanciata tre anni dopo, è nota. Remake a tutti gli effetti. In quella inconfondibile cucina mediterranea. Una gran opera aguzza sempre l'intuito di un artista. Noi ce le siamo godute entrambe.
(depa)

ps: Buon compleanno Sampdoria, ragazzina settantaquattrenne.

Nessun commento:

Posta un commento