Il quarto film del mio primo giorno di Trieste FF è tratto da un romanzo della scrittrice ungherese Agota Kristof, "Le grand cahier". La trasposizione ha stessa nazionalità e significato nella traduzione "internazionale" del titolo: "The notebook", diretto da János Szász, mostra buona padronanza stilistica ma anche una certa semplicità narrativa, spesso causa anche di salti fastidiosi.
Dopo le due parole scambiate con la bolognese consultata in fase di voto, cresce la voglia di leggere il romanzo che ha fatto da soggetto. Poiché, nelle mie impressioni, qualche responsabilità sulla debolezza del racconto sarebbe stata imputabile al testo di partenza, "No, no! Il libro è bellissimo, è ancora più oscuro ma anche più profondo..." è stata la risposta della simpatica sconosciuta. Accetto il consiglio implicito. Ma, in mezzo alla sala entusiasta (compreso il mio compare d'avventura), mi faccio strada verso l'uscita con un senso d'insoddisfazione che ancora oggi, dopo quasi una settimana, non mi ha abbandonato. Chiaro, il tremendo sguardo su due piccole esistenze travolte da anni di violenta non-esistenza, è tinteggiato con colori adatti, la botola cigola sotto i miei piedi, senza però spalancarsi. Come i deboli possano diventare più pericolosi dei forti, è esposto in maniera classica.
Bravi i due giovanissimi attori, costretti a muoversi tra comparse un po' slegate tra loro (esclusa la diabolica vecchia, forse il personaggio più affascinante); buona fotografia, avvolta dalla musica solenne e dal suono delle armi; la durezza di quegli inverni è realistica quanto gli spari e le esplosioni. Ma è un racconto che percuote più gli occhi che il cuore.
Voto: 3.
(depa)
Dopo oltre 10 anni, grazie al passaggio di Elena e Mino, ho letto la "Trilogia della città di K." Ágota Kristóf.
RispondiEliminaAveva ragione la bolognese: si divora in pochi giorni l'inquietante educazione bellica dei 2 ragazzini. Ottima scrittura.