Baciamo le mani

Weekend scorso ho deciso di tuffarmi nella trilogia de “Il padrino”, ampia ed estremamente nota opera cinematografica del regista italo- americano Francis Ford Coppola. Avevo già visto tutti e tre i film qualche anno fa, ma gustarmeli una seconda volta è stato un grandissimo piacere per i miei, recentemente affinati, sensi da cinefilo.

Il Padrino I (1972)
Sabato notte, in sala Ninna, è cominciata questa maratona con il primo episodio della trilogia.
La sceneggiatura, profonda e accattivante, è sicuramente il punto forte della pellicola e Francis la mette in opera alla grande, proponendo messe in scena, come quella del matrimonio, affascinanti per la loro “pienezza” (tantissime le persone e gli oggetti in scena) e sequenze, come quelle del funerale e della riunione trai boss, che emozionano da tanto sono appassionanti ed esteticamente perfetti. Coppola ci sa fare, come anche i suoi attori principali (e non solo quelli): Marlon Brando nel ruolo del padrino Vito Corleone, Al Pacino nel ruolo del figlio Michele e futuro padrino e Diane Keaton nel ruolo dell’amante e poi moglie di Michele offrono tutti grandissime prestazioni.
Il cuore salta in gola durante più di un agguato. Il più terribile è sicuramente quello in Sicilia, in questo passaggio del film nelle terre nostrane che risulta infine come una storia nella storia che regala scorrevolezza all’opera e rimane impressa come una favolosa parentesi nella mente dello spettatore. E come si può non citare anche la famosissima scena della “testa del cavallo”?
Nonostante l’ora tarda, non ho rischiato di addormentarmi neanche una volta e domani, in sala Ninna, si riaprono le porte dello studio di Don Corleone…

Il Padrino II (1974)
Niente. Domenica pomeriggio ho avuto da fare così la maratona è diventata un viaggio un po’ più relax. La sera stessa ho visto il secondo episodio della saga della famiglia Corleone (e lunedì mi sarei buttato sull’ultimo).
Forse il più appassionante di tutti. Un film che vive di due storie che si alternano per tutta la durata della pellicola. La vita e l’ascesa al potere del giovane Vito Corleone (interpretato da un grandissimo Robert De Niro) e il rischio che sta vivendo la sua famiglia, negli anni ’50, dopo la sua morte, con Michele “Al Pacino” al potere, di perdere tutto. Una goduria per il cinefilo il passaggio mediante dissolvenze incrociate da Robert ad Al, ogni volta che si passa da una storia all’altra. Vogliamo aprire un dibattito sul chi merita di più trai due? Anche no. Comunque sia, De Niro offre un’interpretazione spettacolare e di Al Pacino la performance che rimane più impressa è un lento, sostanziale e inquietante cambio di espressione nel momento in cui sua moglie gli confessa…
Finale perfetto. 3 ore e passa letteralmente volate. E un ultimo pensieroso e turbato sguardo di Michele “Al Pacino” Corleone lascia intendere che ancora ce n’è...

Il Padrino III (1990)
Ultimo atto, uscito nelle sale ben 16 anni dopo il secondo, che va a concludere la storia di Don Michele Corleone. Un Al Pacino invecchiato ad arte interpreta sempre alla perfezione il ruolo. Lui e la new entry Andy Garcia tengono in piedi la baracca, ma la mancanza di un Brando o un De Niro si sente. Sottotono, come probabilmente è normale che sia, quindi, quest’ultimo episodio che vivacchia sulle vicende amorose trai due cugini Vincent Mancini (Garcia), figlio di Sonny, e Mary Corleone (la futura regista, figlia di Francis, Sofia), ma la storia deve avere una conclusione e il regista, al dunque, porta a casa con onore la pagnotta anche con questa pellicola: il padrino non rimane impunito, il momento di pathos finale c’è tutto e l’ultimissima immagine è perfetta. The End.

Baciamo le mani, Don Coppola.
(Ste Bubu)

1 commento:

  1. Visto in lingua originale nella terra di Jah "to improve my english", mi sono reso conto che questi tre film vanno assolutamente guardati in questo modo per apprezzare al meglio le notevoli prestazioni di tutti gli attori e per cogliere i passaggi dall'americano all'italiano che sono costanti e continui. (De Niro è bravissimo a recitare in italiano, Al Pacino fatica un po' e si fa fatica a capirlo...).
    Bless

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