Ahia. Altra brutta imbarcata ha
preso, giovedì sera, la sala Ninna. Non terribile come la precedente, ma
insomma…
Film mediocre questo “The football factory” del 2004,
diretto dal regista inglese Nick Love.
Tratto dal romanzo “Fedeli alla
tribù” di John King (toh… alla fine, per lo meno, ho visto il film…) ha qualche
punto forte, ma anche tanti deboli…
La sceneggiatura ha la base
solida del romanzo, osannato dal più celebre Irvine Welsh (e purtroppo solo
sfiorato dal sottoscritto), ma pecche della regia e la mediocrità degli
attori fanno sì che il film non decolli mai.
A parte che ridurre un’indagine
sul mondo hooligans al mostrare un gruppo di fasci che si droga e spacca teste
mi sembra riduttivo (e il protagonista di questa pellicola, Danny Dyer, lo
scoprirà bene successivamente, lavorando nel programma “Ultras nel mondo Curve
infuocate”), ma effettivamente esiste anche questa frangia estrema ed
estremista che vive solo di e per quello e allora mi tufferei anche volentieri
in questa storia di droga, football e violenza… Vorrei indignarmi, arrabbiarmi,
analizzare, ma purtroppo la trama si sviluppa (probabilmente riassunta rispetto al soggetto) in maniera
prevedibile, così che l’adrenalina e l’attenzione salgono solo durante i momenti degli
scontri, terribilmente violenti e girati bene da Nick Love, dal momento in cui
i tifosi rivali si scorgono da distante fino all’epilogo. Per il resto il film
si trascina stanco con solo qualche “fiammatina” grazie a personaggi secondari
interessanti come il nonno e il migliore amico, del protagonista, con i suoi “dubbi
esistenziali”.
La colonna sonora spesso è scadente,
poco pertinente a mio gusto, e in un film così (“Trainspotting” docet) è
fondamentale.
Buono il finale (chissà se nel
libro è uguale?), ma comunque sia, dopo “Hooligans” del 1995 e “Green Street”
del 2005, questa è la terza pellicola che vedo sul “tifo violento” in
Inghilterra ed è sicuramente quella che mi è piaciuta di meno.
(Ste Bubu)
Sono d'accordo. Mediocre. Mi son sempre chiesto se il libro fosse traducibile in celluloide, per quei suoi momenti di stacco che, tra le pagine, trovarono la dimensione adatta, funzionale al ritmo del romanzo), questa pellicola ci riesce ben poco.
RispondiEliminaComunque, in maniera superficiale sì (d'altronde la gamma degli ambienti curvaioli è anche molto ampia), offre uno dei pochi scorci su un ambiente altrimenti ancora tabù della Settima. Recitazioni senza alcuna pretesa, ma non vogliamo femminucce nelle firm, right?
Ma sì, se avete visto gli altri due o tre, mettete una x anche su questo, altrimenti il cinema offre ben Affleck.