Extra: La Zona

Lunedì scorso, io, Elena e Zippino abbiamo deciso di vedere un film, che novità eh?
La novità ve la do io: non guardatelo.
Ma nemmeno se fosse l'unico film che avete sulla chiavetta. Anzi, formattatela.
"La Zona", esordio cinematografico dell'uruguaiano Rodrigo Plà, classe 1968.

Metropolis

Cineincontro XXXIII:
Ciao. "Metropolis" di Fritz Lang (Vienna, 1890), film del 1927. O meglio, del 1987...mi spiego: la versione da noi visionata è quella musicata dall'artista di Ortisei, Giorgio Moroder (non proprio l'ultimo degli sfigati...leggetevi un po' di titoli). Diciamo subito che è "opera altra". Ottimo lavoro, ma non amalgamabile all'opera originale. Non foss'altro per la durata: Moroder ha tagliato circa la metà della pellicola di partenza.

Extra: ...la techno chiama.

Ciao 'rofum, oggi vorrei parlarvi di un film che ci è stato presentato da Mignox, durante i festeggiamenti "Championici" di domenica 16 maggio 2010. Io me ne dimenticai, Zippino no, e quindi attratti dall'introduzione ce lo siamo visti in sala Uander.
"Berlin calling" del trentenne tedesco di Stoccarda, Hannes Stöhr (suo è il documentario "Berlin is in Germany, 2001).
In giro per la rete solo critiche, a parte una fredda sufficienza dal "Il Fatto Quotidiano". Io mi ci metto in mezzo e lo difendo.

Extra: ...bell'amico!

"L'amico di famiglia" di Paolo Sorrentino, 2006.
E' il primo film che vedo del quarantenne regista napoletano. E' il suo terzo film, dopo "Le conseguenze dell'amore" davanti al quale crollai due volte ed infine mi arresi.
I titoli iniziali del film sono molto belli per colonna sonora (se non ricordo male anche il film precedente fu molto attento alle musiche; Apix mi passò il cd, mix orecchiabile di musica elettronica e soft) e per fotografia (Luca Bigazzi). Il regista si diverte a somministrarci immagini al rallentatore, o statiche, colme di simbologie e significati nascosti (la suora sepolta fino al collo sotto la sabbia, giocatrici di pallavolo, il cavallo accasciato...!?). La camera la sa muovere ottimamente, le meningi degli spettatori, un po' meno. Sarà, ma poco ci ho capito.

Extra: Draquila

Buonasera. Sono stato al cinema a vedere "Draquila", documentario di Sabina Guzzanti, e adesso mi appresto a scrivere una recensione incazzatissima.
Il documentario parla prettamente del tragico terremoto del 6 aprile, ma nel discutere di questa vicenda, tocca, con grande durezza e concretezza, tutto il contorno di marciume politico, mediatico, mafioso che rende famoso in tutto il mondo questo nostro merdoso stato/azienda.  Ho avuto l’ennesima conferma che se non rubi sei derubato. Il modo in cui ci fregano è molto semplice, stravolgono il significato delle parole, ne aggiungono altre a loro piacimento ed ogni modifica è un grosso palo infilato proprio lì. Faccio un esempio. In situazioni di emergenza, quali calamità naturali, si può disporre del denaro pubblico senza passare dai consueti sistemi di controllo. Benissimo. Lo stato di emergenza è stato accomunato al verificarsi di grandi eventi. Chi è che decide se un evento è grande oppure no? Lo stato merda.

Sesso, bugie e videotape

Cine-serata XXXII:
Buongiorno a tutti, ieri sera per il ciclo "Tempi Moderni" (tanto caro al Tigre), in sala Uander è stato proiettato "Sesso, bugie e videotape", di Steven Soderbergh, del 1989. Primo lungometraggio del regista cresciuto a Baton Rouge (Louisiana), ambientato proprio lì, che vinse la Palma d'oro di Cannes quando il regista aveva 26 anni.
In sala i soliti intimi: Io, Elena, Taigher, Albert I e, proprio al photo-finish, Albert II di Monzambano. Per dovere di cronaca, quest'ultimo si presenta in sala con una fantastica vascona gelato, con coni annessi; i gusti? Cioccolato extra-fondente, nocciola australiana e jogurt.

Fuga di mezzanotte

Cine-Incontro XXXI:
Ueila 'rofumarci! Come state? Che strano il nostro "circoletto"! Ieri pochi intimi, con due new entry: Tommy ed il suo compare a quattro zampe Peco. Benvenuti. Quindi, i presenti: Io, Elena, Tigre ed i già detti. Pasta al pesto (da Celle) e vino rosso Corvo. Via, possiamo partire; non sappiamo che scegliere, scorriamo i film e sono folgorato da un'idea: perché non spararci "Fuga di mezzanotte" di Alan Parker (del 1970)? Nessuno l'ha visto (tranne il sottoscritto, senza finirlo, spronato dal Tony ai tempi del Naviglio Pavese), aggiudicato.

L'odore della notte

Incontro XXX:
Eh sì, 'rofumisti, si fa grande la nostra inziativa, siamo giunti al 30o appuntamento, siamo grandicelli ormai. Ne è passata di pellicola nel proiettore da quel 29 Settembre 2009, da quel "Bull Scatenato" che ci spiegò quel Robert diretto da Martin (la storica recensione è rimasta solo nei padiglioni auricolari di chi ci fu)...davvero bella questa iniziativa, grazie.
"E te pareva" se il Tigre non decideva di compiere gli anni proprio in questa occasione (facci vedere la carta d'identità!), e pure la Doris, che timbra il suo secondo cartellino, si fa prendere dall'emozione e prepara due rustici da leccarsi i baffi..."OUH, eh! Ma che è? OUH!"
Zippino e Albert Monzy puntali?! No, questo è troppo, meno male che la Ele ha un po' di mal di panza, sennò chissà che party.
Dr. Caligari, a lei l'onore: "L'odore della notte", del 1998...

Extra: Il riccio (è elegante?)

Ieri sera, sotto consiglio di Doris che voleva sapere cosa ne pensassi, ho visto Il riccio. Il riccio, oltre ad essere un animale spigoloso che dalle mie parti finisce al forno, tra l’altro si narra sia buonissimo, è il primo lungometraggio di una giovane regista, Mona Achache, talmente giovane che su Wikipedia non c’è ancora una voce corrispondente a questo nome.  Il film è la trasposizione cinematografica del romanzo L’eleganza del riccio, della francese Muriel Barbery.  In effetti, Doris ha ragione, il film è molto particolare e si vede che la regista è alla sua prima rappresentazione. Non voglio in nessun modo raccontarvi la trama e neanche svelarvi i protagonisti, vi ruberei mezzo film. 

Extra: In balìa della Bàlia

È un film del 1999 diretto da Marco Bellocchio. Il regista, per chi fosse interessato, è nato a Bobbio, Bêubbi in ligure, piccolo paesino in provincia di Piacenza.
Il film è ispirato all'omonima novella di Pirandello. Sempre per chi fosse interessato, Pirandello è nato ad Agrigento nel 1867. È importante sapere da dove vengono le persone. 
Sottolineo il fatto che il film è solo ispirato alla novella, infatti si differenzia da essa in diversi punti.
Alla fine della visione il mio personale giudizio sul film è pienamente positivo. Bellocchio ha fatto un ottimo lavoro, grazie anche alle interpretazioni che Fabrizio Bentivoglio e Maya Sansa gli hanno regalato.

Extra: in vena...

Ciao appassionati di cinema, mi accingo a scrivere di un film che mi hanno menzionato due compagni di scorribande mantovani. Insieme a "Requiem for a dream" potrebbe appartenere al filone "robba" o "tossico" o come volete voi. In questi film non si mostrano famiglie in crisi, nè rincorse a carriere o a preziosi manufatti...
"Amore tossico" di Claudio Caligari, 1983.
Duro, è un film davvero secco, "rude", angosciante, sa di ferro e sangue, ha la consistenza del sangue rappreso...(il Pulp che poi arriverà).

Le Mura di Malapaga

Incontro XXVIII:
"Le mura di Malapaga", di René Clément (1949).
Ciao 'rofumiti, martedì scorso in sala Sbargioff c'era una bella combriccola: io, Tigre, Aporty, Monzy, Ele e Zippino. Antipastino con caciocavallo e salame, un po' di buon vino (Murge 14%) e via con la proiezione, tanto il ragù del Tigre è ancora a scongelare...
Massima indecisione ed io entro in gamba tesa: "Ho preso un film domenica a casa di papà!", ma in cuor mio so di rischiare; questo non è un film per tutti, questa è roba tosta, e quindi intraprendo una strategia tutta "Ouh, ragazzi, Jean Gabin, non so se mi spiego...!" e "No, dico...Isa Miranda! Mica...!", e alla lunga con qualcuno ottengo l'obbiettivo con altri, evidentemente, ho esagerato e, alla fine del film, qualcuno sarà un po' deluso dalle immagini apparse sullo schermo...

Requiem for a dream

Incontro XXVII:
Per il ventisettesimo appuntamento, film del ciclo "tempi moderni", per spezzare un po'. In sala solo  io, Elena ed Albert Aporty...Albert Monzy arriva quando, sullo schermo, il dado è gettato ormai lontano.
Il film: "Requiem for a dream", del regista americano Darren Aronofsky (2000).
Questo film mi ronzava nelle orecchie da quando uscì nelle sale...dei miei amici. Con lungimiranza e spirito critico, ormai consolidati, la grande distribuzione italiana dona alla connazionale intorpidita borghesia una devota prova di censura. Non uscì al cinema, ma si consegnò al pubblico via peer-to-peer, ricordo bene i KazAa che sfornavano bit su bit.

Extra: la febbre ce la fai venire tu, Charles!

In sala Uander, lunedì scorso: "La febbre dell'oro" di Charles Chaplin (1925).
Uscito 4 anni dopo "Il monello".
Meraviglia, ragazzi un altro 30 e lode.
Io ed Elena abbiamo assistito al capolavoro della messa in scena dei sentimenti.   Ma non solo,  Chaplin in questo film ha anche dato prova della sua creatività, ponendosi e raggiungendo  clamorosamente l'obiettivo di stupire lo spettatore. Ah, giusto: lui il film l'ha fatto nel '25,  io l'ho visto quasi cent'anni dopo...

Extra: che tempi, Charles...

"Tempi Moderni" di Charlie Chaplin, 1936.
Uscito ben 15 anni dopo "Il Monello", questo film assume sempre più le sembianze dell'oracolo, ma Delfi qui non c'entra: qui abbiamo a che fare con un artista a tutto tondo, che muove gli ingranaggi della propria testa, senza rimanervici incastrato. Chaplin riflette e mette su video le proprie intuizioni; che siano farina del suo sacco, o frutto di letture di alcune pubblicazioni socialiste ed operaie, non è rilevante. Buttando sulla pellicola fornisce già una propria rielaborazione, una nuova interpretazione. Ed il risultato che ci consegna è un'analisi esatta quanto cinica.

Non ci resta che piangere



Incontro XXV:
Siamo ormai giunti alla venticinquesima ‘rofumata e, appunto per dimostrare il nostro attaccamento e organizzazione, alle 21 eravamo ancora con bocca piena e bicchiere di vino in mano, senza neanche un’idea sul film da guardare di lì a poco. La serata è molto particolare, c’è anche Zippino, special guest, e dopo una lunga spulciatura tra oltre trecento film, la maggioranza, sospinta dal sottoscritto, propende per un film leggero, che faccia ridere, un film comico. Non ci sarebbe stata una serata migliore per "Non ci resta che piangere". Film del 1985 , solo per completezza, lo sanno anche i muri, diretto e interpretato da Roberto Benigni e Massimo Troisi.

Extra: appunto...Tra le nuvole

Terzo film di Jason Reitman (2008). Belli i titoli inziali con suggestive panoramiche aeree. Ho visto in questo film i medesimi difetti del suo fratello "Juno". Cerco di spiegarmi in poche righe. Qui, invece del "problema che può capitare a tutti", il film ci racconta una nuova professione che alcuni americani sono costretti ad esercitare, il "tagliatore di teste", cioè il licenziatore; assunto da società che non hanno nemmeno il tempo di dire "Fuori" ai propri dipendenti. Quindi qualcosa di più originale? In effetti i dettagli della storia sono nuovi, ma il vero coraggio di un regista non è palesato da questi, ma dal filtro con cui vengono dipinti sullo schermo. E in questo Reitner mi sembra un gran fifone.

Extra: Zena

Qualche settimana fa io ed Elena abbiamo guardato "Genova" di Michael Winterbottom, 2008. Sottotitolo: "Un  luogo per ricominciare".
Scopriamo tutto sul tavolo: è un film inconsistente, con la trama più labile.
Però....
...però c'è Genova, la mia città.
C'è Zena vista dall'alto, i caruggi in cui sono nato e vivo. Ci sono i muri che ho guardato per anni, le  scritte dopo le quali svolto a sinistra per andare al forno a prendere focaccia, latte o sigarette per mia madre  (MS, Gauloise blu, Pall Mall blu, Benson blu...), o le bagasce appassite solamente fuori che mi chiedono qualcosa,  pur sapendo da 20 anni la risposta.

Rocco e i suoi fratelli

Cine insieme n° XXIV:
Edizione speciale. Causa sciopero del direttore. Mai successo.
Dopo svariati rinvii a causa di limiti temporali, finalmente siamo riusciti a guardare "Rocco e i suoi fratelli". Film del 1960 diretto da Luchino Visconti. Per i meno sensibili, l’elemento che salta per primo agli occhi è la durata, due ore e cinquanta minuti (fatte bene). Sala Sbargioff è gremita come non mai, addirittura c'è gente ammucchiata sui letti, WOW. Si assapora una bellissima atmosfera, ancor più esaltata quando, nelle prime scene, sullo schermo appare la copertura della stazione di Milano centrale, proprio lì a pochi passi da noi. Emozioni che solo sala Sbargioff può offrire (senz’offesa).

Extra: Caos Calmo

Caos Calmo, di Antonello Grimaldi, 2008.
Ciao 'rofum, questo film ce lo siamo sparato io ed Elena qualche settimana fa; non sarà un extra fresco  fresco ma voglio comunque riportare qui alcune riflessioni che feci.
Settimo film del cinquantenne regista sassarese, ripropone mio avviso, la fotografia già abusata dai film di  Muccino & Co.; se saprà ritagliarsi un angolo di cinema proprio lo vedremo.