Odio e passione

Spostamenti. L'ultima visione in sala Negri è stata "Ju Dou" di Zhāng Yìmóu, del 1990. Intravedere in VHS, dalla collana "Il Grande Cinema" del "Corriere della sera" (1996), il terzo lungometraggio del regista cinese, permette di calarsi meglio nella sua poetica. Scenografia vestita su misura, così che drappi sgargianti rivelino poco a poco le maleodoranti conciature sociali. Pelle in vendita, morta. Passioni vive, represse.

Sogno di classe

Inevitabile, nel sempre più torrido estivo, ritrovarsi "Travolti da un insolito destino nell'azzurro mare di agosto" ad imprecare e menar botte contro la classe distruggente. Ma è una fugace scottatura, un niente, travolgente sì, ma di fatto solo un'insolazione di erotica insolenza proletaria. Dopo quasi due anni, al Cinerofum, torna Lina Wertmüller (1928-2021) colla sua insuperabile coppia di matt-attori. 1974. Imperdibile.

Arte e pagnotte

Nel dittico dedicato a Damiamo Damiani, che prontamente riporremo in "Santa Brigida", v'era anche "Assassini dei giorni di festa" (t.o. "Ángeles de negro"). Del 2002, ultimo lavoro dell'allora ottantenne regista romano, è una spigliata produzione italo-spagnola; commedia nera caciarona "riconosciuta come d'interesse culturale". Nonostante la determinazione dei suoi collaboratori, l'onorificenza pare spiegarsi come un ringraziamento alla carriera di un autore ormai sfocato, ma che era gajardo!

Gondoni pisciati

Un regista che ha lasciato un segno, breve ma intenso, è il giapponese, classe 1952, Ryū Murakami. Chissà che pensai, adolescente curioso, con la VHS della collana dei "I Classici Proibiti" de "L'Espresso" in mano (...). Qualcosa tipo "ad alcuni piace così", immagino. Ma "Tokyo decadence" (t.o. "Topāzu"), del 1992, è un'esplicita esplorazione di perversioni e miasmi capitalistici.

Potere del culto

Dall'"Anonima (pretesti) Santa Brigida" l'occasione per rincontrare l'allitterato regista Damiano Damiani che, nel 1986, si avventurò in una suggestiva rievocazione storica. Nella prima proiezione nello "Studio Negri" dedicata al regista friulano, "L'inchiesta" parte dalla ricerca del corpo, per capire che è l'arma e risalire al mordente.

V per Nazione

Qualche grado fahrenheit fa, in televisione, un canale ha proposto un film segnalatomi niente di meno che da Elena. La "Giovanna d'Arco" (t.o. "The Messenger: The Story of Joan of Arc") di Luc Besson, del 1999, ci ha convinto per l'allucinata interpretazione della luminosa protagonista, per l'allestimento coinvolgente, per un soggetto ben forgiato...dalla storia.

Fuga d'artista

Dopo tanta pellicola estera, è con piacere che accolgo l'invito dell'"Anonima Santa Brigida", e proietto un Elio Petri sperimentale, con l'horror psicologico "Un tranquillo posto di campagna". Nel 1968, l'atollo artistico e confortevole spazzato dallo tsunami esistenziale post-moderno. Orso d'argento.

Fini i secondi!

Sotto il voltino di Santa Brigida, per una volta non vestito da cowboy, ho rincontrato William Wyler. Mi ha raccontato di quando, nel 1953, si divertì a girare una favola di principessa e mezzo cenerentolo. Si ricorda che rise sin quasi alla fine, per poi rassegnarsi alla realtà, in quelle "Vacanze romane".

Chi disprezza fava

Nello studio Negri siamo giunti metterci in pari con la filmografia del sorprendente Paul Thomas Anderson. Il tempo passa, lo stupore scema e colpisce tanto più la scadenza dell'ultimo lavoro del regista di Hollywood. "Licorice pizza", del 2021, s'accontenta di un amore tra due adolescenti diversi.

Scarola

Dopo i classici, dall'"Anonima Santa Brigida", le chicche: "Cadaveri e compari" (t.o. "Wise guys"), del 1986, sta nel filone scanzonato della filmografia di Brian De Palma. Parodia dei film sulla mala italoamericana, intrattiene col minimo voltaggio. Che dire? Dovrebbe essere l'ultimo film sulla terra, ma se davvero non avete voglia di uscire...potreste forse intravedere l'impercettibile declino d'un autore.

Rimpianti volanti

Tempi di recuperi estivi. Nella mezza manciata di pellicole sfuggiteci quest'anno, c'è stata "Past Lives" (2023). Pollice in su da Marigrade, mi ritrovo nel cortile del "Ducale" con un paio di cuffie in testa. Come se i dogi dormissero ancora. Vabbè, l'esordio alla regia della sudcoreana Celine Song, classe 1988 emigrata in Canada, convince per cura e delicatezza. Sballottati dal capitale in veste di "impegni di lavoro" e "realizzazioni", ecco grandi amori che fermentano in rimpianti autobiografici.

Itching thrilling

Classici e chicche dalla "Anonima Distribuzione Santa Brigida". Ad esempio, per Brian De Palma, la prima categoria trova in "Omicidio a luci rosse" (t.o. "Double body", 1984), un esemplare indelebile. Ode alla suspense e alle prurigini, a tutto ciò che ha suonato, e suona, sui colori carnosi e sanguinei del grosso telo bianco.

Il lavoro brucia

Balzando all'indietro, abbiamo concluso il miniciclo di tre proiezioni firmate Ridley Scott. Non certo un crescendo. Ad ogni modo, dopo l'ultima commediucola provenzale, "Il genio della truffa" (t.o. "Matchstick men"), del 2003, emerge come tra le più riuscite del londinese. Soffiate le recente lezioni nolaniane su nevrosi e smarrimenti, le declama a modo suo, in elegante e assillante galoppo.

Lasso per caso

Dal "grande perfezionista, autore di classici del cinema; dalle azioni spettacolari e complesse", Michael Curtiz, ci si aspetta qualcosa di più. Ma vedere nuovamente l'ungherese emigrato cimentarsi ancora nel western, genere allora più in voga, permette di intravederne il "mestiere". D'altronde, "Lo sceriffo senza pistola" (t.o. "The boy from Oklahoma", 1954), è un personaggio così poco carismatico da chiedere il contributo a tutto il set.

A tuono tra pazzi

Ieri sera era proprio da distopia. Manco a farlo apposta, che il canale TV Iris, all'interno della rassegna "L'altra dimensione", presenta una pellicola di culto pei miei coetanei: "Mad Max - Interceptor" (1979) del regista australiano George Miller, classe 1945. Evitata sinora, mi è toccato ammetterne l'atmosfera tangibile e coinvolgente, senza però unirmi alle grida disumane dei furiosi.

Quadri fermi

Ottima abitudine intercalare hollywoodianate con qualcosa di più. Che, ad esempio, alla voce "Slovakia", può venirci suggerito da "Foglio". Fratello minore, poiché successivo, del lavoro postumo di A. Munk, eccolo un vero fotoromanzo dall'oltremondo, album fotografico di uno ieri irriconoscibile: "Immagini del vecchio mondo", del 1972, di Hanák Dušan, regista classe 1938, di Bratislava.

Ricchi di love

Causa problema audio, così caro al rombante Ridley Scott, con Elena in sala Negri siamo saltati all'anno 2006 della sua filmografia. "Un'ottima annata" (t.o. "A good year") è una commedia sentimentale con il miliardario Russel Crowe che riscopre la calma in una vecchia magione di famiglia e ritrova l'amore nella micia ferita Marion Cotillard. Bisogna aggiungere altro?

L'orrido cosciente

Risalendo la filmografia polacca suggerita da "Foglio", si fa tappa al 1963. In quell'anno, Andrzej Munk (1921-1961), due anni prima scomparso in un incidente di ritorno da riprese ad Auschwitz, ivi ambientò il suo ultimo atto d'accusa su sopraffazione e indifferenza. Incompiuto, terminato da collaboratori, tra cui ufficialmente Witold Lesiewicz (1922-2012), "La passeggera" ne ha guadagnato in fascino, permettendo di riconoscervi un capolavoro del cinema.

Il lavoro uccide

Un inatteso DVD della rediviva "Anonima Santa Brigida" permette di darci una botta con Ridley Scott. La prima è fragorosa. Col "Il gladiatore", del 2000, il regista londinese tornò alla sontuosa spettacolarizzazione. Da un soggetto convincente, un peplum kolossale che fa brillare gli occhi, tremare i timpani. Tra i più riusciti di Scott Sr.

La fine del grano

Giugno senza western, luglio galoppa ai ripari. Ieri pomeriggio ho fatto la conoscenza di Arnold Laven (1922-2009), regista statunitense che, oltre ad una piccola casa di produzione, non lasciato grossi segni su pellicola. Ma "Geronimo!", del 1962, un po' tardivo nei temi, è ancora in grado di intrattenere con la classica letteratura dei vincenti del Lontano West.