Gondoni pisciati

Un regista che ha lasciato un segno, breve ma intenso, è il giapponese, classe 1952, Ryū Murakami. Chissà che pensai, adolescente curioso, con la VHS della collana dei "I Classici Proibiti" de "L'Espresso" in mano (...). Qualcosa tipo "ad alcuni piace così", immagino. Ma "Tokyo decadence" (t.o. "Topāzu"), del 1992, è un'esplicita esplorazione di perversioni e miasmi capitalistici.
Quarto dei cinque lungometraggi girati dallo scrittore-regista, il secondo basato su uno dei suoi scandalosi romanzi erotici. "Non devi avere paura ma fiducia" è il mantra di chi sta sopra. Fibbie nere, tacchi a spillo rossi. Il nero e il rosso. O biancorosso. Mica a caso topaz, zio. Del colore rifrangente. Tra premonizioni e hall di albergo. "Così, piano, ancora, di nuovo". L'uomo ormai è solo una voce, l'"unica certezza" è il verde "Heineken". Cumbia orientale delle "dissoluzione sociale ed esistenziale". Dominio sadico, imperialismo masochista. Il regime è in putrefazione ("volgare"), ripreso nel buio blu, con tonalità smaccate, note ciniche opprimenti. Società devotamente assuefatta alla necrofilia. Chi si sposa è una puttana, chi fa i giochetti una verginella. Così provocatorio da palesarsi moraleggiante. "Ricchezza senza dignità" porta sesso droga e rollio. Mutandine! ("mutamenti..."). La volpe dice di far chiarezza narcotizzandosi. In balìa dell'ecstasy distruttiva, "nebbia da cui è difficile tornare indietro", un viaggio agli inferi della notte orientale, senza alcun capolinea.
(depa)

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