Sopra il vivere: dignità

Robert Aldrich per la quarta volta al Cinerofum. Schema rodato, col fido Bart Lancaster a sollecitare riflessioni sul genocidio dei nativi americani. "L'ultimo apache" (t.o. "Apache", 1954) ha il fascino dei racconti, ormai sbiaditi, di lotta indomita.
Tutto inizia con la resa di Geronimo. 1886. Pareva tutto tranquillo ma, dal romanzo "Broncho Apache" di Paul Wellman, irrompe l'eroe apache Massai. Vendicatore dei deportati dal Mexico in Florida. Leggenda da cantare attorno al fuoco. Solo contro tutti, Massai. Combattente imprigionato. Poi braccato in terra ostile.
Santos, umiliato già nel nome, alcolizzato, è il nuovo capo dei vecchi (come Cochise). Mentre i cherokee si sono convinti a seminare e lavorare (civiltà). Che storia! Sabotatore provetto (linee telegrafiche e rilevazioni), Massai addomesticato dal grano diverrà imprenditore (seeds). Immolato per l'onore dell'ultimo guerriero apache (morto), il progresso lo benedirà con "Lavoro e pace!", amen.
Pure Charles Bronson (Hondo) in un western scattante diretto dal regista di Cranston, concentrato a trovar inquadrature e movenze più coinvolgenti.
(depa)

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