Alex Bella Tenacia

Tre giorni fa, altro martedì di "Post modern", nel cinema americano degli anni '80 (del XX° secolo). Con Elena al "Sivori" per capire quanto provocatorio fosse stato il "capolavoro" pronunciato dal curatore apropos "Flashdance". Pellicola cult del 1983, patinata come i primi videoclip, se non un'opera d'arte, s'è dimostrata solida e coinvolgente, grazie alla scrittura, nonostante gli scrosci d'acqua (e sudore) su cosce scapole e altri contorni, più asciutta e attenta di quanto appaia. Entri nel 'Rofum il regista e produttore inglese, classe 1941, Andrew Lyne, al cui smaccato mestiere non si può rimproverare di essere solo colonna sonora (anche se mitica).
Il prof. Malavasi è sul palco..."Il paradosso di una donna operaia che si emancipa mostrando il proprio corpo", in questa "fiaba coronata" che è "percorso di rivincita della donna rispetto allo sguardo maschile"; "il corpo erotizzato". "Se c'è un film degli anni'80 per eccellenza è questo"; "Dietro vi stanno produttori di blockbuster di successo"; "non un film, ma luogo di convergenza, di sintesi, di mode e anime artistiche dell'epoca". Anche se "questo pasticcio ruba da tutti", secondo il critico statunitense Roger Ebert (1942-2013), siamo pronti a seguire il docente: "Godetevelo, anche per il suo cattivo gusto, schietto e non ipocrita degli anni '80". "Dietro alla volgarità di carne sulla piastra sta una denuncia più aperta che non nel cinema di oggi, più perso e contorto".
Giorgio Moroder apre il sipario con...("deep inside") e gli studenti in sala, come me, fanno fatica a frenarsi. Incipit nella "fabbrica erotizzata che pare una discoteca". Poi la musica lascia il passo al rumore di suola di scarpa contro il legno del palco. Generazione Diet, col bellissimo corpo (della donna, dell'uomo) con un pitbull che fa Grunt. La breakdance impazza. Modern vs Classic, progresso conservazione, oppressi (senza saperlo) e liberi (senza poterlo). "Non ceno col capo" (bugia).
Se questa pellicola non ha i colori d'alcun femminismo, i maschietti ne escono male, coi polacchi che usano le grucce come Zippa e cafoni "vent'anni fa eri così". Non è noioso guardare una donna che si leva il reggiseno da sotto la maglia (bollino verde). Richie è tornato! (Jeanine è finita a bollare allo Zanzibar di via Gramsci). "Capolavoro" forse, certo una pellicola non autodidatta sul far da sé (leggere e guardare senza lezione), con Moroder ad amplificare timori e solitudini (il dramma della gelosia, fa "perdere la testa"). Il lato sbarazzino di anni avvilenti in cui il sorriso, come quello luminoso e innocente della gemma bruna di Altoona (Pennsylvania) di cui non sappiamo nulla, comunque riusciva a sbocciare. Il celebre finale, secco e potente, non teme la gestualità caricaturale dei giudici, anzi, ci gioca.
Mi sono fatto imbarcare dal Prof.? Un solo modo per conoscere Lyne, vederne.
(depa)

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