O uno, o l'altro

Con Marigrade a inseguire i compagni di sala più scattanti, recuperando l'ultimo film di Martin Scorsese, fieramente nella parabola anagrafica a coefficiente negativo. "Il Regista" prosegue lungo la storia di violenza con cui Civiltà e Progresso si sono imposti. Marcia di denuncia rintracciabile nella sua lunga filmografia. Spesso minoranze, qui cortocircuitate dall'Oro Nero dei loro oppressori, o dal ragionamento bianco, che prende piede (e terreni). Forma della mente che non le lascerà scampo: "Killer of the flower moon".
Le vicende di inizio XX° secolo della Nazione Osage, tribù di nativi nordamericani aderente alla civiltà del denaro. Sontuose scenografie e riprese, con uguali personaggi sfaccettati. L'affabulatorio Bill Hale di Robert De Niro. Lo sbigottito Ernest Burkhart di Leonardo Di Caprio. Nelle rughe mosse a comando di Robert De Niro, l'esperienza di una classe disposta a tutto. Negli occhi titubanti di Leonardo di Caprio, l'arrivismo dei parvenu determinati a seguirla. Concordo con chi ha scritto di diversi gradi di consapevolezza. Come dire, quando non è il razzismo, è il problema sottostante: il dominio della dottrina economica nell'odierna società capitalistica (il business che ancora tutto consente).
Tutti d'accordo sulla prolissità della pellicola, ma rispettosamente in ascolto del rigoroso cantastorie cinematografico di New York.
(depa)

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