Quartiere sparito

Tra i "Da non perdere" che la nostra "Bibbia" elenca di Barry Levinson non compare il film "Avalon", del 1990. Eppure il titolo è esemplare della linea artistica del regista del Maryland. Temi semi-autobiografici, spesso ambientati nella nativa Baltimora, drammi intimistici con attenzione all'effetto rigoroso delle immagini. Ottima pellicola.
Per la prima volta "A Baltimore Pictures film", come una dichiarazione d'intenti dell'autore "nato da una famiglia ebraica di origini russe, figlio di Irvin Levinson, proprietario di un negozio d'elettrodomestici, e di Violet "Vi" Krichinsky, una casalinga". "Sono arrivato a Filadelfia nel 1914...". Poi Baltimora e le sue luci, il nonno Sam era in America! Con la tenerezza dei ricordi giovanili di anziano. La spagnola del '19. Il "Kośuszko" in banchina. La slivovitz (W Olomuc!). Ciclo "Autentici per vocazione" a pennello per questo toccante amarcord del regista. Con suggestive carrellate popolari sui business alterni. Quindi lontano da Avalon, in periferia!, a Forest Park. Dall'ovatta della memoria (fotografia dello statunitense Allen Daviau, 1942-2020), Milton Berle (1908-2002, tra le prime star televisive) e "Molten menace" (chapter 7° di "King of the Rocket Men"). Le riunioni di famiglia. Alan Ferguson investito da un tram impazzito. Sui delicati movimenti macchina, le note di vecchiaia gucciniana del compositore californiano Randy Newman (1943). Senza gli affetti familiari e, soprattutto, comunitari, una vita appassisce. A passo sostenuto verso il tramonto invernale. Come si fa piccola, alla fine, la distesa vita di ieri.
(depa)

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